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Dopo gli attentati di Parigi, la Cgil è scesa in piazza insieme a tante associazioni in segno di solidarietà e in difesa della democrazia. E' una storia che si ripete, per un sindacato che tanto ha sofferto all'epoca degli anni di piombo e che rivede e rivive una barbarie diversa ma allo stesso tempo ugualmente atroce. “E' chiaramente è un dramma che si rinnova e si ripete. Viviamo anni difficili da questo punto di vista. La Cgil ha da tempo denunciato il pericolo del terrorismo, di un terrorismo che ha tante facce, tanti modi di esprimersi e di colpire”. E' il commento di Nino Baseotto, segretario organizzativo della Cgil, affidato ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1.
“Siamo in presenza di atti brutali, sanguinari - ha continuato - ma noi abbiamo anche segnalato come la strada della guerra, la strada della scelta delle armi come soluzione dei conflitti rischia di generare fanatiche risposte di violenza. E' sempre stato così, anche in Libano, in Iran e in Iraq. La via della vendetta è una via dissennata. Perché il terrorismo internazionale, e l'Isis in particolare, devono essere combattuti senza alcuna fragilità e con la massima determinazione, ma avrebbero dovuto essere combattuti molto prima. E' un fenomeno che si è ampiamente sottovalutato, in alcuni casi si è addirittura tollerato. Lo si è lasciato crescere e soprattutto non si è andati a toccare le basi e le ragioni di fondo di questo fanatismo terrorista”.
Le risposte dell'Occidente a questi fenomeni, infatti, secondo il sindacalista, sono sbagliate. “Bisogna risolvere le tante contraddizioni e i tanti conflitti a sfondo religioso, e non solo religioso, che ci sono. Non si deve lasciare soli quei popoli, o addirittura fare la guerra a coloro che da tempo, penso ai curdi, contrastano le milizie dell'Isis sul terreno. A prezzo di molti morti. Il mondo occidentale ha un approccio sbagliato, e poi quando succedono fatti eclatanti come quello che è successo a Parigi, c'è il ricorso alle rappresaglie, alle armi, ai bombardamenti. In questo modo si alimenta di nuovo la spirale della violenza. Questi terroristi vanno battuti, vanno distrutti, vanno fermati, ma andrebbero battuti e fermati fin da quando incominciano a palesarsi. Vanno stroncati sul nascere. Non si possono lasciar crescere e prosperare e poi, quando la misura è colma, si ricorre ai bombardamenti che spesso significano vittime civili. Così si colpiscono degli innocenti e si crea il terreno di odio che è il brodo di coltura necessario a questi fanatici terroristi per fare proseliti”.
Il sindacato è sceso in piazza in questi giorni, a Roma come a Milano, a Firenze come Reggio Calabria e a Parma. Immediatamente dopo gli attentati, Susanna Camusso, segretario generale Cgil, ha inviato una lettera di solidarietà ai colleghi francesi in cui assicura che si continuerà a lavorare insieme nelle strutture europee e internazionali perché alla violenza e al terrore si risponda rilanciando il dialogo e il processo di pace. L'unica strada possibile per raggiungere uno stabile e democratico equilibrio e per interrompere la spirale drammatica che nel corso di questi anni ha provocato lutti, distruzione, e l'esodo di tanti profughi e rifugiati. “Si riparte da lì - conferma Baseotto -, da una azione coordinata tra le organizzazioni sindacali di tutto il mondo. Per insistere sulla via della diplomazia, delle soluzioni politiche, l'unica via capace di essere davvero un'arma letale contro il terrorismo. Altre soluzioni, lo ripeto, sono sbagliate, perché generano lutti, odii, rancori e fomentano il terreno di coltura per tante persone che si sentono disperate e vessate. Quelle sono vittime della loro condizione, che diventano poi facile preda di questi assassini prezzolati”.