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A differenza di quanto avvenuto a livello nazionale, dove si è deciso nel 2011 di chiudere l'istituto per la cooperazione allo sviluppo legato alla Cgil, in Emilia Romagna la Confederazione Regionale persiste nel promuovere e sostenere le attività di Nexus Solidarietà Internazionale, che ha ormai compiuto i 22 anni di vita.
Nel panorama delle Ong, Nexus si caratterizza per la propensione a trattare i temi del lavoro, dal decent work alle alternative economiche che possano portare ad uno sviluppo più equo e sostenibile
Ma perché, anche in tempi di crisi e di contrazione delle risorse, una struttura regionale continua a fare cooperazione internazionale?
In realtà, a leggere lo statuto della Cgil, nella fattispecie la prima parte, quella che definisce i principi fondamentali del sindacato, si possono già ritrovare in toto le motivazioni “nobili” di tale scelta, perché la Cgil:
- considera la pace tra i popoli bene supremo dell'umanità;
- ispira la sua azione alla conquista di rapporti internazionali in cui tutti i popoli vivano insieme nella sicurezza e in pace, impegnati a preservare durevolmente l'umanità e la natura, liberi di scegliere i propri destini e di determinare le proprie forme di governo, di trarre vantaggio dalle proprie risorse, nel quadro di scambi giusti e rivolti al progresso e allo sviluppo equilibrato tra le diverse aree del mondo, a partire da un rapporto tra i Paesi industrializzati e quelli del Sud del mondo, ad un nuovo ordine economico, ecologico, culturale e in materia di diritti umani;
- considera la solidarietà attiva tra i lavoratori di tutti i Paesi, e le loro organizzazioni sindacali rappresentative, un fattore decisivo per la pace, per l'affermazione dei diritti umani, civili e sindacali e della democrazia politica, economica e sociale, per l'indipendenza nazionale e la piena tutela dell'identità culturale ed etnica di ogni popolo.
Da un altro punto di vista esistono ottimi argomenti per sostenere che la cooperazione allo sviluppo aiuta in modo formidabile la comprensione della complessità di un mondo interconnesso e il posizionamento di una comunità nel mondo.
Attraverso la cooperazione è possibile “agire”, mobilitarsi, essere soggetti attivi nella definizione del "mondo che vogliamo", quell'altro mondo possibile mutuato dai Forum Sociali Mondiali – ma entrato di prepotenza anche nel lessico sindacale - che cerca un proprio diritto di cittadinanza anche nella “pratica” sindacale, perché ha esplicite ricadute individuali e collettive, sulle condizioni materiali della nostra vita e sul nostro modello di società.
La cooperazione porta direttamente dentro i luoghi difficili, luoghi in cui avvengono conflitti (attraverso i progetti di Nexus la Cgil era in Palestina e a Gaza, ad esempio, in Tunisia, durante le rivolte arabe, nei campi profughi Saharawi, in Eritrea, Etiopia, Afghanistan, tra gli altri), ma anche in contesti del mondo che sono oggi dei veri e propri laboratori sociali e che sperimentano alternative di sviluppo, come l'America Latina. Si va in quelle parti del mondo per cercare di rafforzare i soggetti della società civile, tra questi soprattutto le Organizzazioni sindacali, che sono spesso la parte più strutturata e organizzata e che possono, con più forza, impegnarsi in rete a costruire processi sociali alternativi.
La cooperazione “informa dal basso”, aiuta a decifrare i processi in atto nel mondo, in un quadro che ha ridisegnato, in un breve lasso di tempo, gran parte della geografia politica del pianeta. Il ruolo dell'informazione, libera ed indipendente, è essenziale per tenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale e, contemporaneamente, premere sui governi, sulle istituzioni internazionali, sui decisori politici per agire, soprattutto agire nella giusta direzione.
La cooperazione promuove quella “diplomazia dal basso” che lavora con le comunità locali, con quella parte della società attiva e dei sindacati che non sono solo semplici fruitori, riceventi, ma al contrario, sono attori e protagonisti nelle politiche proposte e implementate dal “progetto”, dal “programma”. Si creano relazioni, scambi, pratiche legate al modello di sviluppo, ai diritti del lavoro, all'economia solidale.
Cooperazione sindacale è proporre, allora, un proprio punto di vista, una concezione di “sviluppo” basata su nuovi paradigmi economici che garantiscano la sostenibilità ambientale e sociale della crescita e l'acquisizione dell'interdipendenza delle tre dimensioni: ambientale, sociale/economica e della governance democratica e partecipata.
Per Nexus, in quanto Ong promossa dalla Cgil Emilia Romagna, i sindacati democratici, indipendenti e rappresentativi sono soggetti fondamentali – in tutti i paesi partner – della promozione ed attuazione delle politiche di cooperazione. D'altronde le lotte dei sindacati non si limitano ai diritti del lavoro ma riguardano questioni sociali più ampie, nel tentativo di difendere le libertà civili fondamentali in molti paesi.
Cooperazione è lavorare per evitare le emergenze che sono anche le centinaia di corpi che affiorano in quella bara collettiva che chiamano mare Mediterraneo. Quelle emergenze hanno una genesi: è gente in fuga da ingiustizie, fame e povertà, certo, ma oggi sono soprattutto profughi e richiedenti asilo che fuggono dalle guerre. Sono conseguenze di scelte politiche ed economiche, se è vero che nel mondo quasi un miliardo di persone soffre la fame, solo una persona su sette gode di una qualche forma di protezione sociale, oltre 200 milioni di persone fuggono dal proprio Paese in cerca di un lavoro e milioni di persone sono state costrette a lasciare la propria casa a causa di conflitti o persecuzioni politico-religiose o diventano profughi all’interno del proprio Paese. Per non parlare degli effetti dei cambiamenti climatici sulle persone e sull’economia.
Si tratta di scelte, esistono alternative possibili, è compito anche del sindacato conquistarle.
La risposta all'emergenza è saper costruire una strategia di cooperazione, politiche dello sviluppo ed economiche coerenti, finalizzate alla promozione della democrazia, della pace, dell’occupazione e dei diritti fondamentali del lavoro e sindacali, della lotta alla povertà e di una crescita economica sostenibile. Politiche che siano in grado di innovare, produrre ricchezza e una sua equa distribuzione ed inclusione sociale.
Cooperazione è anche costruire azioni di politica estera che mettano al centro degli interventi anche il sostegno ad attori e organizzazioni della società civile e sindacali impegnati a promuovere democrazia, rispetto dei diritti umani, lavoro dignitoso e tutela dell’ambiente. Sostenere la crescita del movimento sindacale nei diversi Paesi significa favorire una reale partecipazione dei lavoratori ai processi di sviluppo nazionale e quindi ad un rafforzamento della democrazia. Sostenere la nascita e il rafforzamento di sindacati organizzati e rappresentativi e della contrattazione collettiva in generale nel mondo è necessario quando si è convinti che non si difende il lavoro nel chiuso di un’azienda, di una regione, nemmeno di un Paese.
Cooperazione è infine uno strumento per riflettere su quale tipo di produzione, ricerca e innovazione attivare perché l'uscita dalla crisi avvenga secondo nuovi parametri, che consentano di progettare futuro senza consumare l'ambiente o alterare gli equilibri geo climatici. L'alternativa, cioè, al modello economico attuale, che porta dritto verso conflitti che si allargano dal controllo delle materie prime energetiche, a quello dei beni comuni: la terra, l’acqua, il cibo. I diritti.
La cooperazione sindacale, così letta, diventa parte integrante dell'attività tipica del sindacato. Anche perché un sindacato e le sue battaglie hanno senso se i processi democratici hanno raggiunto una collocazione tale da rendere efficace la rappresentanza degli interessi. Non sembra questa una lettura della realtà divenuta già «senso comune» dentro lo stesso sindacato, che pure non può non battersi per un'agenda in cui il movimento sindacale possa fare la differenza a livello mondiale.
Sandra Pareschi è presidente Nexus