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"Care iscritte, cari iscritti, l'8 novembre i lavoratori dei servizi pubblici di Cgil, Cisl e Uil manifesteranno
unitariamente a Roma. È la prima volta che accade in questi settori. Porteremo per le strade la professionalità di chi lavora al servizio delle persone, offre servizi che rappresentano l'unico argine a una crisi che quelle persone le indebolisce, le impoverisce, le lascia prive di mezzi e tutele". Si apre così la lettera che Rossana Dettori, segretaria generale della Fp-Cgil, ha inviato alle lavoratrici e ai lavoratori del pubblico impiego iscritti alla Cgil, in vista della manifestazione di sabato 8 novembre.
"Le proposte del Governo non aiutano il Paese - scrive Dettori - si riducono ulteriormente i servizi attraverso tagli lineari insensati; continua la riduzione del lavoro pubblico e si nega fino al 2018 la riapertura della contrattazione, nonostante il costo del personale sia sceso in 5 anni di oltre 9 miliardi mentre la spesa complessiva è comunque salita di 14; non si toccano i centri dello spreco, non si riducono i centri di spesa, non si colpiscono le sacche di privilegio; non si prevede una riorganizzazione delle funzioni centrali e nemmeno l'unificazione degli sportelli che offrono servizi sul territorio; non si investe nella legalità e nella lotta all'evasione, abbandonando il sistema di controllo e cancellando le poche assunzioni di ispettori del lavoro previste; non si tutela la salute, riducendo la copertura del sistema pubblico senza ripensarlo, ovvero portando la sanità nel territorio con i servizi di prossimità; si indeboliscono gli enti locali senza riordinarli e metterli nelle condizioni di assolvere alle loro funzioni; si propongono soluzioni spot come i bonus bebè, mentre con 500 milioni all'anno in tre anni si potrebbero costruire e gestire a regime 1000 asili nido, per 60mila bambini e 12mila nuovi posti di lavoro; mancano risposte per i 120mila precari della pubblica amministrazione; la staffetta generazionale non c'è e, mentre il Governo promette 15mila posti di lavoro, in tre anni avremo in realtà 58mila dipendenti in meno".
Ma i sindacati sabato 8 novembre non scenderanno in piazza contro il Governo. "Sarebbe riduttivo - scrive ancora Dettori - Scendiamo in piazza per sbloccare il futuro e lo facciamo indicando le priorità per la riforma dei servizi pubblici: riaprire la contrattazione e sbloccare i salari, perché nessuna rivoluzione e possibile con lavoratori impoveriti e umiliati; investire in formazione, modernizzazione e stabilità, a partire dai precari della pa che garantiscono servizi vivendo con scadenze regolari nell'incertezza; una riorganizzazione dei servizi sul territorio, dei corpi dello stato, un vero piano industriale per la pa; costi e servizi standard a tutela dell'universalità dei diritti ma anche come freno a sprechi e sacche di illegalità; stop al dumping nel privato che offre servizi pubblici pagati dalla collettività (sanità privata, settore socio sanitario assistenziale educativo, igiene ambientale), e quindi basta salari diversi per lavori identici, basta accreditamenti senza il rispetto dei diritti dei lavoratori, senza applicazione dei contratti e senza standard di qualità a tutela delle persone".
"L'8 novembre scendiamo in piazza per pretendere una vera riforma della Pa e dei servizi pubblici, portiamo a Roma l'orgoglio di chi è al servizio dei cittadini. Perché senza pubblico sei solo", conclude Dettori.