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Piano shock di Alitalia. L'azienda ha presentato stamattina ai sindacati un progetto di contenimento del costo del lavoro che prevede circa 700 esuberi e il ricorso alla cassa integrazione, per un risparmio di 30 milioni di euro.
La notizia è stata diffusa dalle organizzazioni di categoria al termine dell'incontro con i vertici della compagnia aerea. Gli esuberi riguarderebbero l'area manutenzione, gli assistenti di volo e il personale di terra. Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno manifestato al management di Alitalia la loro contrarietà a ulteriori sacrifici. Il confronto è dunque stato riaggiornato, ma per il momento non è ancora stata fissata una data. Anche se si parla di un possibile incontro già la prossima settimana.
L'ipotesi di tagli così profondi è stata ovviamente respinta dalle organizzazioni sindacali. Al termine dell'incontro, i sindacati hanno riferito di aver detto unanimemente 'no' e che la trattativa proseguirà. Nel Piano Industriale è previsto un contenimento del costo del lavoro col ricorso alla cassa integrazione per circa 700 unità", ha spiegato il segretario generale della Filt Cgil Franco Nasso. 'Abbiamo detto tutti no e l'incontro proseguirà per approfondire i problemi, penso la prossima settimana", ha aggiunto Nasso, precisando che l'azienda ha per il momento sospeso ogni azione.
La proposta dell'azienda "l'abbiamo unanimemente rimandata al mittente - ha confermato il segretario generale della Fit Cisl Giovanni Luciano - La trattativa è iniziata ed è stata data la disponibilità da entrambe le parti a riprendere l'incontro per andare fino in fondo e arrivare ad una soluzione che possa evitare riduzioni" nel personale.
Per quanto riguarda il futuro di Alitalia, l'azienda "conta di cominciare a rimigliorare dal 2013 - ha proseguito Luciano -. Il Piano punta molto sul rilancio del marchio, è molto ottimista e speriamo abbiano ragione. Noi comunque non siamo disposti ad entrare in cassa integrazione, ne abbiamo avute già troppe: l'azienda con molta responsabilità ha accettato di proseguire il confronto".
"Siamo enormemente preoccupati - ha aggiunto il segretario della Uil trasporti Luigi Simeone – perché l'isolamento dell'azienda non fa bene né al Paese né ai lavoratori. La nostra posizione è chiara e ferma nel respingere questi tagli ma l'azienda deve entrare nell'agenda politica del Governo perché da sola non ce la fa".
Non si sono fatte attendere le reazioni politiche. "A quattro anni dal passaggio di consegne della vecchia Alitalia alla Cai le conseguenze drammatiche della privatizzazione, voluta in quei termini dall`allora Premier Berlusconi, sono sotto gli occhi di tutti. Ancora oggi ci troviamo a fare i conti con una compagnia in grave difficoltà, come hanno ammesso gli stessi vertici della società, e con il dramma di migliaia di lavoratori sull'orlo del baratro. Se si fossero legate le sorti dell`ex Alitalia ad un vettore internazionale avremmo resistito meglio alla crisi del settore aereo, presente ovunque ma drammatica in Italia. Avremmo inoltre garantito ben altre prospettive anche per quei 4500 cassintegrati Alitalia che sono stati abbandonati al loro destino". Lo ha affermato in una dichiarazione il capogruppo del Pd in commissione Trasporti alla Camera, Michele Meta. "Non si può tollerare che a pagare il prezzo di un`operazione assolutamente sbagliata siano ancora una volta i lavoratori".
"Ciò vale ancora di più nel sistema aeroportuale della Capitale - sottolinea Meta - che conta con l'indotto circa 36.000 addetti, il più colpito dalla crisi del settore dovuta alla perdita di un vettore nazionale. Chiediamo al Governo - conclude Meta - e ai vertici di Alitalia di riferire immediatamente alla Camera sui dettagli del piano industriale che prevede ulteriori 690 esuberi."