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Gli ultimi dati Svimez hanno certificato la lenta e inesorabile agonia del Molise. Un’agonia che ha una chiave di lettura assolutamente semplice: in Molise non c’è lavoro. Non ci sono nuove possibilità e troppi posti sono stati persi nell’ultimo decennio, dall’Ittierre, alla Gam, allo Zuccherificio. Persino il Tg nazionale, domenica sera, ha dedicato un servizio alla crisi che attanaglia la regione. Il Molise è oramai all’ultimo posto in Italia per crescita economica e demografica, la maggior parte dei giovani è costretta a emigrare per trovare lavoro. Siamo tornati indietro di settant’anni.
In questo scenario si inserisce il disastro di Poste Italiane. La differenza è che Poste Italiane non è in crisi e in Molise ha dimezzato la forza lavoro nonostante produca ininterrottamente utili da più di dieci anni. Ha tagliato servizi alle zone interne, razionalizzato o chiuso uffici, senza mai ascoltare le pur continue richieste di rivisitazione di un progetto che porta chiaramente al disimpegno in ossequio solo alla logica del profitto. Il Molise è stato escluso dal piano nazionale che pure prevede l’assunzione di 6 mila unità nei prossimi tre anni. Né sono state garantite le clausole elastiche (la possibilità cioè di far lavorare più giorni il personale con contratto part-time).
Per fermare questa emorragia, da anni come Slc Cgil apriamo conflitti, proclamiamo scioperi, non ultimo quello del 1° giugno scorso (e un altro ce ne sarà il 1° dicembre se le cose non cambieranno). Abbiamo inviato anche una denuncia dettagliata di tutto ciò ai politici locali. E qualcosa si è mosso. C’è stato l’intervento del Consiglio regionale, l’interrogazione parlamentare dell’onorevole Occhionero e, il 26 luglio, l’incontro dei vertici aziendali con l’onorevole Federico al quale gli stessi vertici hanno promesso un confronto con i sindacati di categoria. Naturalmente a tutt’oggi nessuna convocazione è arrivata.
Quanto sta accadendo nel nostro territorio è drammatico. Per le ferie estive sono stati chiusi molti uffici e le lunghe file agli sportelli ne sono la testimonianza. Allucinante la situazione nella provincia di Isernia dove il personale non va in ferie e lavora senza regole pur di garantire il servizio. Tutto questo disastro, che ha raggiunto oggi il proprio acme, continua a perpetrarsi anche per responsabilità di attori locali che, in preda ad una bieca miopia, hanno inteso collaborare a scatola chiusa. Attendiamo il confronto per discutere di numeri, di fatti concreti, non per parlare di aria fritta. Altrimenti continueremo a lottare reiterando gli scioperi. Noi non siamo in vendita, non abbiamo prezzo.
Luigi De Francesco è segretario generale Slc Cgil Molise