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Cresce il consenso intorno all'idea del job guarantee, un piano di investimento pubblico in grado di azzerare la disoccupazione attraverso la creazione diretta di lavoro, fino ad esaurire la domanda non assorbita dal mercato privato e raggiungere quindi la piena occupazione. Lanciata con forza negli Usa da Bernie Sanders, leader della sinistra democratica, ora la proposta trova favori anche oltre oceano, in Gran Bretagna, dove è l'autorevole quotidiano The Guardian a sposare il progetto con un editoriale pubblicato qualche settimana fa.
L'editoriale si apre con una citazione di Victor Hugo: “Puoi resistere all'invasione di un esercito, ma non puoi resistere a un'idea quando il suo tempo è arrivato”. E secondo il quotidiano britannico, ora è il tempo del job guarantee. D'altronde, progressisti di ogni genere – da Cory Booker (senatore democratico Usa) a Bernie Sanders – hanno abbracciato politiche che con diverse sfumature dicono che lo Stato si dovrebbe sbarazzare della disoccupazione. Secondo il Guardian, siamo di fronte “finalmente” al ritorno di politiche per il lavoro, che sono mancate per troppo tempo nelle economie avanzate.
Ma è alla Gran Bretagna, naturalmente, che l'articolo è rivolto. “I ministri britannici – sostiene il Guardian – potrebbero rispondere che nel Regno Unito il tasso di occupazione non è mai stato così alto, ma questo traviserebbe una realtà diffusa di lavoro sottopagato e insicuro”. Secondo il Guardian, per la prima volta nella storia britannica la crescita economica non assicura paghe migliori. E quindi, nonostante la “retorica dei ministri”, il governo è ben lontano dall'assicurare alle persone un lavoro come lo vorrebbero. Ecco perché – dice ancora il Guardian – anche la Gran Bretagna potrebbe avere benefici dalla politica del job guarantee, una politica, cioè, in grado di offrire un lavoro sicuro e un salario dignitoso a ogni persona che non sia in grado di trovarne uno. Si tratta – specifica il quotidiano britannico – di assicurare un “diritto umano basilare”.
Nel mese di aprile il professor Fadhel Kaboub, economista americano della Denison University, ha presentato alla London's City University uno schema di Job Guarantee per il Regno Unito. Il suo discorso (che si può ascoltare qui sotto, in lingua inglese) ha avuto, secondo il Guardian, il merito di rompere con la “dannosa ortodossia” che impone il controllo dell'inflazione attraverso politiche monetarie, accompagnate da alti livelli di disoccupazione e sottoccupazione. Al contrario, il professor Kaboub ha sostenuto la necessità di effettuare spesa in deficit per assicurare un lavoro a tutti, cosa che in Gran Bretagna, paese che ha autonomia monetaria, è certamente più semplice. Quindi, finanziamenti nazionali, ma progetti locali selezionati sulla base delle esigenze delle comunità, in particolare in materia di salvaguardia ambientale e assistenza sociale, settori poco “battuti” dal mercato privato.
Insomma, secondo il Guardian, per uscire dallo “scenario da incubo” in cui il part-time involontario cresce, mentre il lavoro pubblico sicuro si restringe, il governo dovrebbe “riaffermare il suo ruolo di datore di lavoro di ultima istanza” per assorbire gli shock economici. Un'esigenza tanto più forte ora che un'ondata di innovazione tecnologica e automazione si sta “abbattendo sulle nostre coste”. L'idea “folle” della World Bank, di assorbire l'impatto del cambiamento tecnologico erodendo ulteriormente i diritti dei lavoratori, alimenterebbe una “corsa al ribasso” che va invece arrestata. Insomma, secondo il Guardian è compito del governo farsi carico di questo enorme problema, con politiche focalizzate non sul profitto, ma che abbiamo al centro l'essere umano, politiche come il job guarantee.