PHOTO
"È una discussione, quella sulla contrattazione, che è connessa per gli edili a un dato di crisi piuttosto profonda. Proviamo a vedere i numeri della crisi: in sette anni, un quarto dell'apparato produttivo in meno del nostro Paese, con punte più drammatiche proprio nelle costruzioni, dove siamo a circa metà dell'apparato produttivo rispetto al 2008; disoccupazione sopra il 12% che, con buona pace della propaganda del Governo, tende ad avanzare e non a diminuire, con oltre 3 milioni di disoccupati, dei quali quasi due terzi sono di lunga durata, che non hanno possibilità di rientrare nel mondo del lavoro; in più, 3,8 milioni di lavoratori appartenenti alla cosiddetta economia non osservata, e 3 milioni nel sistema degli appalti. La loro precarizzazione è sempre più evidente, e tanta parte del lavoro povero si collega a questo amplissimo settore". Lo ha detto Susanna Camusso, segretario generale della Cgil chiudendo il seminario “Contrattare” organizzato dalla Fillea Cgil a Roma.
“Dobbiamo avere la forza di attribuire a noi stessi la capacità di pensare che dobbiamo aggredire la diseguaglianze e di reagire alle accuse che ci vengono di stare nel nostro recinto protetto. La scommessa è quella di utilizzare il pezzo più forte di lavoratori che tuteliamo non per preservare un mondo ‘privilegiato’, ma per includere i più deboli che stanno fuori”, ha affermato. "Anche per questo - ha continuato Camusso - il tema della contrattazione è strettamente legato a quello della costruzione di un nuovo Statuto dei lavoratori. In questo senso, aiutano molto gli accordi come quello con la Novartis o altri firmati dalla Filcams sugli appalti. Sono accordi che vanno nella direzione opposta di quanto previsto dalla legge delega del governo, per cui l’uguaglianza dei lavoratori si fa per sottrazione e non per estensione e mantenimento dei diritti”.
Il nuovo Statuto, per Camusso “non può essere la fotocopia di quello che ci hanno tolto. Dovrà contenere una parte di diritti universali per tutti, e poi un’articolazione che diversifichi. La contrattazione può aiutare in questo percorso: dobbiamo abbandonare la paura che per tanto tempo abbiamo avuto, e cioè che comprendere forme di lavoro diverse nella contrattazione avrebbe indebolito le forme stabili del lavoro. Se facciamo questo, rischiamo di finire chiusi in una torre d’avorio”.
“In Italia c’è una crisi della domanda, non solo di quella generale, ma anche di quella minuta, ossia delle persone che risparmiano sulla spesa. In questi anni tanta parte di popolazione si è impoverita, ma l’unica leva che viene utilizzata è ridurre i costi e competere su prezzi più bassi”, ha detto ancora la segretaria generale della Cgil. La leader sindacale ha poi spiegato che “la Commissione europea dà per scontato che il nostro paese abbia una disoccupazione del 10-11 per cento, per il governo anche oltre”. Questo significa perpetuare un modello di sviluppo fondato “sull’alta quota di disoccupazione e sulla creazione di un ‘esercito di riserva’, che permette così di comprimere i diritti dei lavoratori e di fare dumping sulla loro pelle”. Per Camusso, quindi, “la diseguaglianza è all’origine del modello liberista, che si esplica costruendo un modello composto di disoccupazione strutturale e precariato”.
Tornando alla contrattazione, Camusso ha concluso: “Di fronte a un mondo del lavoro che cambia, sulla contrattazione dobbiamo sperimentare. C'è chi discute troppo o troppo poco del modello fordista, però oggi non è più tutto omogeneo. Non ci sono soltanto le figure di riferimento di un tempo, come l'operaio del terzo livello di catena; esistono luoghi complessi come cantieri, ospedali, centri commerciale, aeroporti, da lì si può partire su alcuni punti come orari e sicurezza”.
IL SEMINARIO
In precedenza, sono stati diversi gli interventi sul palco, molti anche i segretari generali delle federazioni della Cgil. “Se un futuro oggi Nidil ce l'ha, è quello di fare ciò che stiamo facendo oggi insieme: trovare forme di contrattazione inclusiva. Questo è il modo in cui possiamo pensare di continuare a lavorare, ha detto nel suo intervento Claudio Treves, segretario generale Nidil Cgil.
“Siamo entrati in una fase in cui al sindacato viene negata dal governo la possibilità di negoziare le politiche generali del lavoro e, attraverso Confindustria, viene negato anche il diritto al contratto. A questo disegno dobbiamo reagire, riprendendo l’iniziativa verso il governo e facendo i contratti, agendo quindi con il conflitto e con l’accordo”. E' stata questa, invece, la posizione espressa da Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, che ha ricordato: “Il 9 aprile prossimo terremo il nostro direttivo dove lanceremo le piattaforme per le scadenze contrattuali di dicembre, Una stagione che si annuncia difficile, dove sarà complicato trovare punti in comune”.
Per Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale della Filcams, "la stagione contrattuale è molto complicata, per via della recessione e della deflazione. E in settori come il commercio che vivono di domanda interna, in una condizione di diminuzione del reddito e dei consumi le difficoltà sono ulteriori. Penalizzazione aggiuntiva, i provvedimenti del Governo sul lavoro. In prospettiva – continua la dirigente sindacale –, il quadro rischia di aggravarsi in un Paese che non investe, che non ha un processo di crescita. Penso in particolare al turismo: quel settore è sinonimo di sviluppo infrastrutturale, di nuove tecnologie, e con investimenti ulteriori può portare indubbi benefici al Paese. Ma su questo il Governo finora è fermo".
“La questione della contrattazione è fondamentale nelle difficoltà che stiamo vivendo oggi. Perché può essere uno degli strumenti di contrasto alle azioni che il governo sta mettendo in campo. E ci sono le condizioni per farlo, soprattutto in questi mesi, in cui tutti abbiamo tavoli aperti o piattaforme da presentare. Questo anche se per i rinnovi non abbiamo un modello stabile. I contratti li faremo con la strumentazione che abbiamo, ma è importante provare a lavorare con questi strumenti, come ad esempio i due livelli di contrattazione. Li dobbiamo difendere”, ha invece detto Franco Nasso, segretario generale della Filt Cgil.
A margine dell'iniziativa, Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil ha infine affermato: “Il modello degli appalti è il modello del lavoro di oggi, quindi dobbiamo decidere quali strumenti usare per affrontare la crisi che in atto e che non trova voce nella sfera politica. Quindi abbiamo di fronte un bivio, una discussione da affrontare fino in fondo. Dobbiamo che per affrontare questa realtà che sarà aggravata dal jobs act, abbiamo il dovere di rappresentare la realtà del lavoro per cambiarla. La missione principale di un sindacato è quella di rappresentare tutti i lavoratori e per farlo oggi bisogna soltanto fare il proprio mestiere, quello del sindacato. Per questo siamo qui a discutere della rappresentanza del lavoro, per rappresentare ogni singolo lavoratore”.