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In queste settimane di profondi sconvolgimenti dovuti alla diffusione del Coronavirus, un pesante tributo è a carico del modo del lavoro. C’è chi il lavoro lo ha perso, chi è stato messo in ferie forzate, chi prosegue l’attività temendo per le proprie condizioni di sicurezza e di salute, chi per la prima volta sta lavorando da casa, chi si è trovato all’improvviso senza una fonte di reddito. Dipendenti, precari, partite iva, piccoli imprenditori, liberi professionisti, medici, infermieri, operai, lavoratori del terziario e dei servizi: in moltissimi stanno vivendo un profondo sconvolgimento delle proprie condizioni di lavoro e di vita. Il nostro rapporto con il lavoro sta cambiando, come sta cambiando il ruolo che il lavoro ha nella nostra vita. Stiamo vivendo un’esperienza unica, che sta modificando il nostro modo di essere, di vivere, di pensare, di lavorare più di quanto avremmo mai potuto immaginare.
Per documentare, raccontare, interpretare le nuove condizioni di lavoro in questo periodo di emergenza, l’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (Aamod) lancia, con il patrocinio della Cgil, una raccolta di documentazione partecipata e costituisce un fondo dedicato a materiali video autoprodotti. Un fondo destinato non solo a conservare la memoria di quanto sta accadendo nel mondo del lavoro, ma anche ad essere immediatamente riutilizzato in nuove opere, documentari, reportage, studi. Per raccontare l’emergenza Covid-19 dal punto di vista dei lavoratori e per riflettere su come questa condizione possa incidere sulle trasformazioni sociali e politiche già in atto.
L’oggetto dei materiali video può riguardare qualunque argomento connesso con la tematica del lavoro ai tempi dell’emergenza Coronavirus in Italia: la denuncia di condizioni di lavoro non adeguate ai parametri di sicurezza, le condizioni di difficoltà sociale e familiare che lavoratrici e lavoratori si trovano a vivere, lo sforzo e il senso di responsabilità di coloro che lavorano per garantire beni di prima necessità, l’impegno e la generosità del personale ospedaliero e di chi deve assicurare i servizi pubblici essenziali. Se ogni giorno il cibo arriva sulle tavole di tutti noi che restiamo a casa, dobbiamo ringraziare chi lavora, chi il cibo lo produce e chi lo vende. Se abbiamo luce, acqua e gas nelle nostre abitazioni dobbiamo ringraziare chi assicura il buon funzionamento e la manutenzione degli impianti. Se gli ospedali dove medici e infermieri curano con dedizione e coraggio i nostri cari sono puliti dobbiamo ringraziare chi delle pulizie si occupa. Operai, cassieri, addetti alle pulizie, commessi, contadini, panettieri, facchini (anche in versione riders), e tutte quelle persone al lavoro - declinate al maschile e al femminile - che svolgono attività essenziali. Piccole grandi storie che siamo convinti valga la pena raccontare. Per sentirci tutti un po’ meno soli, per avere, ancora una volta, la sensazione di far parte di un’unica grande famiglia. Una famiglia che racchiude chi il lavoro ce lo ha ancora e chi lo ha perso, chi può lavorare in sicurezza e chi no, chi ha paura, chi si sente solo.
Storie di vita, di lavoro, perché no di denuncia, che quotidianamente raccontiamo e vi invitiamo a condividere attraverso una sequenza, una testimonianza, un’intervista, una scena, anche una sola inquadratura, con una convinzione che non ci abbandonerà mai: ci si salva e si va avanti solamente tutti insieme. Lo diceva Enrico Berlinguer qualche anno fa, lo ripete oggi papa Bergoglio, lo ha sempre sostenuto il sindacato, nato proprio per unire i tutti lavoratori.
Trovate tutte le indicazioni utili per rispondere all’invito dell’Aamod cliccando su questo link