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In vista della conferenza nazionale di organizzazione della Cgil, in calendario il prossimo settembre, sono state fatte “119 conferenze territoriali”, e c'è stata “un'ottima partecipazione dei dirigenti, dei delegati e delle delegate". È il segretario nazionale della Cgil, Nino Baseotto, a fare il punto nel corso della trasmissione Italia Parla (podcast) trasmessa da RadioArticolo1. Dalla discussione “sono emersi molti ordini del giorno – prosegue Baseotto -, alcuni emendamenti che naturalmente esamineremo e valuteremo nell'ambito della commissione del comitato direttivo, e direi che l'organizzazione è stata percorsa da un proficuo brivido di discussione sulle tematiche organizzative”.
I contratti
Tra i temi affrontati, quello del modello contrattuale e della contrattazione inclusiva. E' in corso un dibattito anche con Cisl e Uil. “I lavoratori – prosegue Baseotto - hanno bisogno di rinnovare il proprio contratto dopo un periodo buio di crisi, peraltro non ancora terminata. C'è bisogno di dare risposta in termini anche salariali oltre che di normativa alla condizione di chi lavora. Oggi non abbiamo bisogno di fermarci a discutere di un modello, forse servirebbe una riflessione molto più profonda, non tanto sul modello quanto proprio sull'assetto della contrattazione, servirebbe una discussione che parta da una strategia unitaria per andare a una drastica riduzione dei contratti di lavoro, per affrontare il tema di come si riunificano le filiere anche da un punto di vista contrattuale. Se oggi si pone nel pieno della fase del rinnovo dei contratti il tema 'discutiamo delle regole'. credo che si offra il pretesto a qualcuno per dire: visto che stiamo discutendo delle regole sospendiamo il rinnovo dei contratti, li rimandiamo a chissà quando e prima discutiamo delle regole”.
A questo proposito, per la Cgil, la sentenza della Corte costituzionale depositata il 24 luglio parla chiaro. “La contrattazione – si legge nella sentenza - deve potersi esprimere nella sua pienezza sotto ogni aspetto riguardante la determinazione delle condizioni di lavoro che attengono immancabilmente alla parte qualificante dei profili economici”. Senz'altro un monito per la riapertura della stagione contrattuale nel pubblico e nel privato.
“E' una sentenza che parla a tutti – sostiene Baseotto -, dice che le scelte di questo e dei precedenti governi sono state illegittime e contro il dettato costituzionale, come noi avevamo denunciato in tempi non sospetti. Vale il discorso di prima, bisogna rinnovare i contratti, bisogna farlo per dare risposta a chi rappresentiamo e bisogna farlo per riaffermare quel diritto alla contrattazione che anche la Corte sancisce e ribadisce in modo così autorevole”.
Un nuovo Statuto
Altro tema al centro dell'attenzione, in casa Cgil, è l'elaborazione della proposta di un Nuovo Statuto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Ossia la risposta al Jobs Act. Durante una “prima riunione del comitato direttivo – spiega ancora Baseotto - , il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha illustrato alcune linee di fondo sulle quali mi pare si sia registrato un ampio consenso. Sta completando il lavoro preliminare il gruppo di giuristi molto autorevoli, molto importanti a cui abbiamo chiesto di pensare e di operare. Noi avremo due cose da fare, la prima quella di una ulteriore discussione per fissare i punti di principio, generali, politici della nostra proposta che sarà, come noto, una proposta che vogliamo molto condivisa, tanto che pensiamo a una consultazione straordinaria degli iscritti, a una campagna di raccolta firme, quindi di informazione di massa sui temi del Nuovo Statuto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Poi c'è un lavoro un po' più per addetti ai lavori, molto difficile, che è quello di declinare da questo punti di scelta politica e sindacale una proposta di articolato di legge. Quando si scrive una proposta di articolato di legge, entrano in campo le competenze giuridiche dei nostri avvocati e dei nostri giuristi, e una attenta disamina del quadro legislativo”.
Il Patto per il lavoro
Dall'Emilia Romagna arriva un bel segnale, anche una risposta al Jobs Act, la firma del Patto per il lavoro. Segna punti in favore di un modello alternativo fatto di confronto con le parti sociali, obiettivi condivisi tutti dedicati allo sviluppo e alla coesione sociale. Un segnale che la Cgil ha accolto – prosegue sempre il segretario nazionale - “con grande positività, con grande soddisfazione. Un fatto importante, non l'unico, vorrei sottolineare, perché in questa breve fase che ha caratterizzato la stagione successiva all'approvazione dei vari decreti del Jobs Act abbiamo registrato già un'ottantina, forse anche di più, di accordi aziendali, molti sul tema degli appalti, che tendono a mettere dei paletti e mettere degli argini ai disastri che il jobs act introdurrebbe nelle regole e nel funzionamento delle relazioni sindacali all'interno delle aziende. Si sono fatti degli accordi importanti in singole aziende che affermano dei principi positivi che non recepiscono, anzi lasciano fuori dalla porta, il degrado che introduce su alcuni punti il Jobs Act”.
“A febbraio, quando indicammo le varie strade che la Cgil intendeva percorrere per contrastare con una iniziativa di lungo respiro le scelleratezze del Jobs Act, dicemmo che una di queste strade doveva essere quella degli accordi nei luoghi di lavoro e nel territorio. Alcune Rsu ce l'hanno fatta, altre ci stanno lavorando e direi che un'organizzazione importante come la Cgil Emilia Romagna dà oggi il suo contributo con un accordo di carattere territoriale, anzi regionale, che ha un significato politico evidente”.