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Passano le ore e si scoprono tante piccole "trappole" disseminate dal governo Renzi nei provvedimenti di questi mesi. Nel ddl concorrenza, varato nel Consiglio dei ministri del 20 febbraio scorso è presente, infatti, una norma che prevede la portabilità dei fondi pensione che, per la Cgil, rischia di indebolire ulteriormente la previdenza complementare, dopo i recenti aggravi fiscali. La novità consiste nel fatto che il contributo del datore di lavoro (che, nel caso di adesione ai fondi pensione negoziali istituiti dalla contrattazione integrativa, si aggiunge a quello individuale del lavoratore e alla quota di Tfr) diventa obbligatorio, spiega la segretaria confederale della Cgil, Vera Lamonica, "anche per i casi di adesione ai fondi promossi dalle banche e per i casi di accensione di un piano individuale di previdenza con una compagnia di assicurazione".
Finora il contributo aggiuntivo del datore di lavoro, insieme ai costi di gestione molto più bassi e alla governance partecipata dei lavoratori, ha reso i fondi negoziali diversi e molto più convenienti e trasparenti. Grazie a queste novità, invece, aggiunge la sindacalista, "nell'ansia quotidiana di smontare la contrattazione collettiva e con lo slogan propagandistico della concorrenza e della libertà, in realtà l'esecutivo offre un regalo a banche ed assicurazioni, che lo richiedevano da tempo. Come ormai è consuetudine si dà molto alle imprese e nulla ai lavoratori, che dopo la devastazione delle pensioni pubbliche operata dalla legge Fornero vedono anche l'indebolimento della previdenza complementare".
Indebolimento, conclude Lamonica, "in parte già operato nella legge di stabilità con l'innalzamento della tassazione sui rendimenti e ora portato avanti con questa norma.Trattandosi di disegno di legge, auspichiamo, ed operiamo, perché il Parlamento non la accolga".