Da un bel po’, denunciamo l’allarme sui circa 12 milioni di italiani che non accedono più al Servizio sanitario nazionale, e gli ultimi dati sullo stato di salute del nostro Paese confermano che il livello di qualità si sta abbassando, con un aggravamento della cronicità al Sud. Non s'investe più a sufficienza, mentre commissariamenti e piani di rientro non funzionano: il sistema sanitario si occupa della malattia, ma ignora la prevenzione”. È quanto ha denunciato Rossana Dettori, segretario confederale Cgil, stamattina ai microfoni di Italia parla, la rubrica di RadioArticolo1.

 

La spesa sanitaria è assai diseguale sul territorio, e questo non può che riflettersi sulle condizioni di salute delle persone – prosegue Dettori –, tant’è vero che nel Mezzogiorno è aumentata moltissimo la mortalità sotto i 70 anni. A peggiorare la situazione, ci si mette anche una ministra che fa tanti annunci, ma poi è sorda alle nostre richieste. Anzi, è rimasta l’unica a non ricevere i sindacati su temi che riguardano dotazioni organiche e professionalità. Una delle cose che chiediamo è rivedere il meccanismo di finanziamento e distribuzione delle risorse, eliminando tagli lineari e puntando su investimenti mirati, a partire dalle regioni meridionali, dove più pressante è il fabbisogno di fondi a disposizione, viste le gravi carenze esistenti. Con questo, senza dover tagliare per forza alle regioni settentrionali: ad esempio, basterebbe intervenire sulla mobilità passiva, che porta risorse fresche nei Ssr (i sistemi sanitari regionali, ndr). Certo, poi bisogna migliorare il sistema, portando la salute dove stanno i cittadini, non il contrario, pensando a un diverso ruolo dell’ospedale”.

La dirigente Cgil invita a fare “una riforma che riequilibri il prelievo fiscale sui cittadini, abbandonando l’idea di welfare contrattuale defiscalizzato e decontribuito, perché anche quello incide sulla quantità di risorse che arrivano al fisco generale, che è poi quello che finanzia i servizi. Siamo arrivati al paradosso per cui, da un lato, abbiamo la salute pubblica a rischio, perché la spesa sanitaria nazionale sul Pil è scesa sotto il 6,5%; dall’altro, si defiscalizzano una serie di servizi per la salute delle persone attraverso la defiscalizzazione del welfare aziendale. Una contraddizione – prosegue Dettori –, dove a venir meno è il diritto universale garantito dal Ssn. Oggi assistiamo a uno spostamento di risorse dal pubblico al privato, che però è un soggetto che tende a far lievitare la spesa. Di fatto, la sanità integrativa è diventata sostitutiva, e le prestazioni assicurate sono sempre più ridotte: la logica è meno fondi e meno servizi. Invece, noi vogliamo tornare ai quattro pilastri fondamentali della legge 833/1978, cioè finanziamento, prevenzione, distretti e riabilitazione, con un modello centralizzato di spesa, perché 20 sistemi regionali non sono più sopportabili”.

“L’altro dramma – secondo Dettori – riguarda il rapporto tra politica e sanità, dove magari si destinano risorse pubbliche per investire su servizi privati dove non ce n’è bisogno, oppure si pagano il doppio servizi, strutture e farmaci da una regione all’altra senza una logica, non solo sottraendo fondi al Ssn, ma anche ai singoli cittadini, perché l’aumento della spesa privata è legato anche ai super ticket e alla corruzione dilagante. Così facendo, aumenta non solo il debito delle aziende sanitarie, ma anche l’incapacità di erogare servizi, con scelte economiche tutt’altro che trasparenti, che si ripercuotono sugli investimenti”.

A tale quadro allarmante si aggiunge il capitolo contrattuale: "Dopo oltre 8 anni di attesa – conclude Dettori –, sollecitiamo il governo a rinnovare i contratti del pubblico impiego, incluso quello degli operatori della sanità, altrimenti andremo, senza se e senza ma, allo sciopero generale. Perché è inaccettabile non garantire aumenti in busta paga e il giusto riconoscimento professionale a medici, infermieri, ostetriche, fisioterapisti, ausiliari che quotidianamente garantiscono il diritto alla salute in condizioni di lavoro assai difficili, cui dovremmo dire grazie tutti i giorni. Ragion per cui contratto subito, inclusa la contrattazione integrativa e la valorizzazione di tutte le professioni sanitarie, amministrative e tecniche che stanno dentro il Sistema sanitario nazionale”.