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Con 155 voti favorevoli il Senato ha dato oggi il via libera definitivo al cosiddetto decreto dignità, che diventa così legge. Il testo non ha subito correzioni in commissione rispetto a quello licenziato da Montecitorio il 2 agosto ed è arrivato in Aula a Palazzo Madama senza mandato al relatore. I senatori hanno esaminato i circa 700 emendamenti presentati dopo che erano state bocciate le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Fi e Pd.
“Un titolo impegnativo ma francamente inopportuno”. Così Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil, commenta l'approvazione. “Si era partiti con un obiettivo affatto scontato, mettere al centro dell’intervento la dignità del lavoro contrastando la precarietà, ma si è risolto in un intervento che contraddice nei fatti quel titolo ambizioso e importante, a partire dalla reintroduzione dei voucher. Si continua a inseguire – prosegue la dirigente -, la logica del lavoro mordi e fuggi, poco retribuito e dequalificato, che svilisce competenze e professionalità”.
“Mentre i dati sul lavoro, sulla situazione economica delle famiglie e la cronaca ci ricordano ogni giorno che il nostro Paese ha bisogno di lavoro buono con diritti e tutele, oggi si vara un provvedimento che somma questioni molto differenti in modo disorganico, con interventi parziali che non porteranno benefici se non sostenuti da un intervento serio e generale di contrasto alla precarietà”.
La sindacalista quindi conclude: “Un'occasione persa per dare risposte alla parte di Paese che aveva avuto fiducia nel cambiamento”.
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