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Nel 2015 si sono rivolti ai Caaf Cgil, per compilare il modello 730 per la dichiarazione dei redditi, ben 2 milioni 640 mila contribuenti. Ma chi sono, dove vivono, quanti anni hanno? A tracciarne l’identikit, insieme a molte altre informazioni (di cui daremo notizia in altri prossimi articoli) è il report “I dati fiscali del modello 730 dall’archivio Caaf Cgil (anni d’imposta 2013-2015)”, realizzato dalla Fondazione Di Vittorio (e curato da Francesca Carrera, Beppe De Sario e Giuliano Ferrucci). Lo studio, redatto per conto e in collaborazione con il Consorzio nazionale Caaf Cgil, contiene la ricostruzione di un quadro analitico basato su complessive (nel triennio) 8 milioni 425 mila osservazioni. Offre uno spaccato di straordinario interesse della condizione economica e dei comportamenti di spesa di una parte significativa della popolazione residente, utile alla comprensione degli effetti delle politiche fiscali e dei redditi sul tessuto vivo del Paese.
“I 14 Caaf regionali e macroregionali della Cgil, attraverso il proprio Consorzio nazionale, rappresentano la prima realtà tra i Centri di assistenza fiscale del nostro Paese”, spiega il presidente del Consorzio nazionale Mauro Soldini, precisando che “dall’anno scorso queste strutture hanno dato il via alla raccolta sistematizzata dei dati provenienti dai modelli 730”. La banca dati, che si alimenta di questa raccolta, contiene ora le quasi nove milioni di dichiarazioni dal 2014 al 2016: “uno strumento che consente di analizzare e condividere tutti i numeri presenti nelle dichiarazioni, ovviamente nel pieno rispetto della normativa sulla privacy”. Entro la fine di quest’anno, inoltre, la banca dati si arricchirà di ulteriori 5,2 milioni di dichiarazioni relative agli anni fiscali 2016 e 2017 (modelli 730 del 2017 e 2018), portando a quasi 14 milioni le dichiarazioni presenti. “Ne consegue – conclude Soldini – il consolidamento dei dati in un arco temporale di cinque anni, che potrà dare inizio alla produzione e all’analisi di scenari d’indagini in modalità dinamiche, di verifiche sulle modifiche strutturali delle variabili demografiche e di approfondimento sulle rilevanze caratteristiche socio-economiche”.
Veniamo allora alla ricerca, operata appunto su 2 milioni 640 mila contribuenti, pari al 13,3 per cento del totale. Partiamo dal “genere”: la differenza tra i sessi è minima, con una leggera prevalenza (51,6 per cento) dei maschi. “Un dato interessante sulle differenze di genere si evince dall’analisi delle dichiarazioni congiunte”, spiega la ricerca: “I contribuenti, infatti, si dividono in contribuenti ‘dichiaranti’ e contribuenti ‘coniugi’, dove i primi presentano il modello 730 per se stessi ed eventualmente, in caso di dichiarazione congiunta, per il coniuge, mentre i secondi aggiungono la loro dichiarazione a quella del dichiarante nella dichiarazione congiunta. A ogni dichiarazione congiunta, dunque, corrispondono due contribuenti: un dichiarante e un coniuge”. Nel 2015, le dichiarazioni congiunte sono 306 mila (pari al 13,1 per cento del totale), cui corrispondono 612 mila contribuenti: le donne rappresentano il 79 per cento dei contribuenti coniugi, mentre gli uomini soltanto il 21.
Interessante è il dato sull’età. La categoria degli over 64 è la più rappresentata (39,5 per cento), seguita dalla classe d’età 45-64 anni (37 per cento). Due classi d’età, precisa il report, che, “rispetto all’universo di riferimento, risultano sovra-dimensionate”: nel collettivo Caaf rappresentano il 76,5 per cento del totale, mentre nell’universo dei contribuenti italiani soltanto il 67,3 per cento. Da notare, inoltre, il dato dei contribuenti nati all’estero (cioè cittadini italiani rientrati in Italia e persone straniere residenti nel nostro Paese), che sono l’8,2 per cento del totale.
Passiamo ora alla distribuzione regionale. A rivolgersi ai Caaf sono soprattutto i contribuenti del Nord Italia: in particolare quelli dell’Emilia Romagna (17,9 per cento), seguiti da Lombardia (15,4) e Veneto (11,8). Lo studio rileva che, rispetto all’universo delle dichiarazioni 730, “le regioni del Sud (e il Lazio) risultano sotto-rappresentate a vantaggio di alcune regioni del Nord (Emilia Romagna e Veneto) e del Centro (Toscana e Marche), dove le strutture di assistenza fiscale della Cgil sono più capillari”.
Concludiamo con l’analisi della condizione familiare dei contribuenti. La maggior parte dei contribuenti (60,6 per cento) è coniugato e poco più del 16 per cento dichiara il coniuge a proprio carico. Quasi il 60 per cento dei contribuenti Caaf non ha familiari a carico, mentre poco più di un quinto (22,6 per cento) ne dichiara uno e poco meno di un quinto (18,2) due o più familiari a carico. Ultimo dato da riportare è quello relativo ai contribuenti con figli disabili, che sono poco più dell’1 per cento.
La banca dati dei Caaf Cgil rappresenta una miniera preziosa di informazioni e consente di condurre studi e simulazioni su misure e provvedimenti mirati di carattere fiscale. Si tratta di un lavoro originale in quanto è la prima volta che i dati vengono elaborati con una finalità volta a fornire suggerimenti e indicazioni utili all’azione sindacale e politica sulle tematiche relative a redditi, equità fiscale e politiche di welfare.