“Il re è nudo. Adesso può finalmente partire la stagione contrattuale dei dipendenti pubblici e tutta la complessa procedura per le stabilizzazioni e il superamento del precariato. Vedremo a quel punto se il Testo unico sarà effettivamente la strada da seguire o ci sarà bisogno di ulteriori interventi”. A dirlo è il responsabile dei settori pubblici Cgil Michele Gentile intervistato da RadioArticolo1 dopo l’approvazione definitiva del Testo unico per la Pubblica amministrazione. “Si chiude così, con luci e ombre – osserva il sindacalista – una fase iniziata dal 2010 con Tremonti e proseguita con Brunetta, quella della contrattazione povera e senza risorse che ha escluso per lunghi anni istituti fondamentali del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici”. Ma “il vero superamento della legge Brunetta – precisa il sindacalista – avverrà solo nel momento in cui ci siederemo effettivamente al tavolo dell’Aran per rinnovare i contratti” come prevede l’accordo 30 novembre scorso.

 

Quali sono i prossimi passi? “Innanzitutto dobbiamo firmare quattro contratti più altri quattro della dirigenza. Per fare questo servono gli atti di indirizzo dei ministero della Pubblica amministrazione e dell’Istruzione, più quelli che riguardano la sanità e gli enti locali. A quel punto sarà chiara l’impostazione della stagione contrattuale e come si arriva all’Aran”. Ma in generale, "non possiamo permetterci di aspettare fino al 2018. Dobbiamo ottenere il rinnovo nel 2017 anche perché c'è una parte relativa agli incrementi economici che sarà oggetto della prossima legge di Bilancio in cui dovranno esserci effettivamente le risorse per arrivare a quanto abbiamo scritto nell'accordo del 30 novembre”.

Come sempre in questi casi, dunque, bisognerà fare i conti con le risorse. “In quegli accordi abbiamo scritto che gli incrementi economici non devono essere non inferiori a 85 medi. Allo stato attuale dei fatti, però, le risorse non ci sono ancora tutte: siamo intorno ai 40-45 euro presenti nelle leggi di Bilancio del 2015 per il 2016 e del 2016 per il 2017, manca invece l’ulteriore stanziamento che doveva essere messo nella legge di Bilancio del 2017 per il 2018. Ora il governo ha assunto questo impegno. È evidente – conclude – che le risorse dovranno soprattutto recuperare il potere d'acquisto che si è perso durante il periodo del blocco della contrattazione che, ricordo a tutti, risale al 2009”.