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Un presidio con volantinaggio a Milano, davanti all'Accademia e Pinacoteca di Brera, si terrà martedì 3 gennaio dalle 10 alle 12 per sensibilizzare l'opinione pubblica sui diritti dei restauratori che ogni giorno curano e salvaguardano l'enorme patrimonio artistico e culturale del nostro Paese. È la nuova iniziativa della Fillea Cgil Lombardia e Milano nell'ambito della campagna nazionale #MibactBattiUnColpo.
“Le lavoratrici e i lavoratori impegnati nel restauro di molti edifici del patrimonio storico, artistico e culturale del nostro Paese – si legge in una nota – percepiscono stipendi inferiori al contratto per centinaia di euro; il ministero dei Beni culturali non si preoccupa di far applicare il giusto contratto di lavoro come prevede il nuovo Codice degli appalti” Il sindacato ha raccolto migliaia di firme a livello nazionale contro questa pratica: “Le consegneremo il 5 gennaio al ministro, insieme a un bel sacco di carbone, portato dalla 'Befana dei restauratori”.
All'origine della protesta c'è la decisione del Mibact di riconoscere come contratto-tipo per i cantieri del restauro quello firmato da alcune associazioni minori non rappresentative, e non quello firmato dall'Ance (l'Associazione nazionale costruttori dei edili) con i sindacati Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil (ossia il ccnl edilizia industria che ha al suo interno le figure del restauro, dal 4° al 6° livello), né quello analogo firmato con le associazioni artigiane. “Il contratto applicato – insiste la Fillea – ha retribuzioni più basse di centinaia di euro rispetto a quelle previste dagli altri due; inoltre, non considera tutte le specificità legate al cantiere (cassa edile, indennità, ecc.). È un contratto che si definisce del restauro, ma penalizza notevolmente i lavoratori cui viene applicato, spesso già vessati da una condizione di precarietà”.
Ancora più grave, conclude la nota, “è il fatto che il ministero ha chiamato al tavolo previsto dal Codice degli appalti, per definire le regole di settore, le associazioni non rappresentative e non invece Ance, gli artigiani edili e le organizzazioni sindacali Fillea, Filca, Feneal”. Il sindacato chiede “che il Mibact sospenda subito le procedure in corso, che contrastano con quanto stabilito dal ministero del Lavoro, e convochi le parti sociali più rappresentative, ripristinando una linea di coerenza con le nuove regole sugli appalti”.