Si svolge mercoledì 27 luglio lo sciopero di otto ore dei lavoratori della Ibm, cui si aggiunge il blocco della reperibilità e di ogni forma di prestazione straordinaria. A motivare la protesta, il mancato accordo nella consultazione sindacale sulla cessione di ramo d'azienda delle attività del prodotto Iws all'azienda indiana Hcl. “Ibm – spiega un comunicato Fiom Cgil – non ha voluto fornire alcuna garanzia occupazionale rispetto alla cessione di un ramo d'azienda che rappresenta, di fatto, lo smantellamento di una parte molto pregiata del famoso laboratorio di ricerca e sviluppo software di Roma”.
Per la Fiom, dichiara la segretaria nazionale Roberta Turi, è molto “grave che la Ibm abbia ceduto attività di ricerca e sviluppo senza aver dato alcuna garanzia occupazionale né aver fornito certezze sui volumi di lavoro che verranno appaltati a Hcl, che dovrà continuare a sviluppare un prodotto che anche l'anno scorso ha garantito a Ibm grandi volumi di fatturato, senza averne l'esclusiva. Questo significa, per la Ibm, non assumersi alcuna responsabilità rispetto al futuro di 75 lavoratori, contrariamente a quanto avviene di solito con le grandi aziende del settore in occasione di cessioni come questa”.
La multinazionale statunitense, aggiunge Turi, ancora una volta si distingue “per la sua irresponsabilità sociale, nonostante i suoi buoni rapporti con il governo, con il quale ha di recente condiviso l'accordo per il riutilizzo di alcuni spazi e di alcune strutture di Expo 2015 a Rho. Se il presidente del Consiglio ha veramente a cuore l'occupazione del paese intervenga sull'Ibm, che continua invece a smantellare occupazione qualificata nel peggiore dei modi”.