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"C'è stato un tempo in cui le persone come me non godevano di diritti simili agli altri cittadini e lavoratori. Un periodo storico recente, ma dopo le cose per fortuna sono cambiate". Così il segretario generale del Silp, Daniele Tissone, ha aperto il convegno sul ventesimo anniversario del sindacato di categoria Cgil, che si è svolto oggi (16 dicembre) a Roma con un convegno dal titolo "Dalla storica riforma della polizia per costruire la sicurezza pubblica dei cittadini". È stata l'occasione per ripercorrere la vicenda sociale e politica che ha introdotto per i lavoratori della sicurezza la possibilità di organizzarsi: in particolare con la legge del 1° aprile 1981, quella che ha sancito il riconoscimento dei diritti civili, sindacali e politici anche per il personale delle forze di polizia.
A quell'anno risale l'istituzione del sindacato unitario, che – cessate le ragioni di essere – nel 1999 portò alla nascita del Silp. Così Tissone: "Sebbene la frammentazione sindacale non sia mai un fatto positivo, possiamo dirci fieri di aver mantenuto ben saldi, più di altri, i valori confederali. Avvertiamo anche una grande responsabilità: ricongiungere passato, presente e futuro proprio in relazione ai diritti". Il compleanno del Silp è una celebrazione, ma guarda soprattutto all'oggi, in particolare alla necessità di rinnovare il contratto nazionale: "Chiediamo per i poliziotti un maggiore livello di tutela e riconoscimento della professionalità degli operatori – così il segretario –. La sicurezza non è una spesa, ma un investimento. Serve il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del personale, che, passando anche attraverso migliori condizioni economiche e normative, possono garantire il raggiungimento di standard più elevati di servizi per i cittadini".
La dignità passa anche dal riconoscimento retributivo, ha proseguito Tissone: "I continui blocchi scellerati del passato hanno vergognosamente toccato retribuzioni e tetti salariali: per questo a distanza di 350 giorni dalla scadenza del contratto chiediamo a gran voce il suo rinnovo. Il Silp nasce innanzitutto per tutelare i lavoratori, consapevole che le buone condizioni di salute rivestono una grande importanza in una professione per definizione stressante. La cura della salute e il benessere personale non vanno mai messi in secondo piano". E ancora: "Bisogna investire sulla formazione e su una corretta e adeguata informazione del personale, contrastare efficacemente le tante cause del disagio, dal burnout al fenomeno dei suicidi, aumentando la resilienza tra le forze dell'ordine. Questa è una nostra priorità". Infine, Tissone ha criticato i decreti sicurezza, che aggravano i compiti della polizia e la pongono in posizione "irragionevolmente conflittuale e vessatoria verso le persone": "Ci auguriamo che governo e Parlamento intervengano quanto prima per abrogare le norme più oppressive e ostili".
Le assunzioni delle forze dell'ordine non saranno nel maxiemendamento alla manovra di bilancio, ma "non vi spaventate: le inseriremo in un provvedimento ad hoc in tempi brevi". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, portando i suoi saluti. "La sicurezza è patrimonio di tutti – ha spiegato –, lo è per tanti motivi: definire un sistema che diminuisca la criminalità, combattere lo spaccio di droga che purtroppo riguarda molti giovani. Un territorio deve essere anche vivibile, non solo un dormitorio, anche nei quartieri più periferici: ci sono tanti modi per rendere vivibile un luogo, per esempio l'illuminazione anche di notte, come accade all'estero". Il ministro ha ammesso che "c'è bisogno di assunzioni", soprattutto "per affrontare il turnover nei prossimi dieci anni. Poi serve più formazione per chi esce dalle scuole". Ferma restando la presenza essenziale dei lavoratori nelle città: "La polizia di Stato c'è sempre, non è uno slogan, ma la verità".
A ripercorrere le tappe della riforma è stato Sergio Flamigni, ex parlamentare, che ne fu uno dei protagonisti. Così l'ha ricordata: "Fu una riforma non facile. Si presentavano molti problemi complessi: prima di tutto c'era la difficoltà di mettere insieme tutte le forze di polizia, con l'obiettivo di trovare proprio nell'unione dei poliziotti la forza che serviva per arrivare al mutamento. Ricordo quanto era difficile realizzare un coordinamento e un'unità di fatto, mentre dall'esterno c'erano spinte contrarie". Con fatica e nel corso del tempo, poi, "siamo riusciti a unificare gli sforzi e superare le contrapposizioni tra forze sindacali. È stato faticoso, ma sono arrivate alle Camere ben sette proposte di legge: alla fine la discussione si è conclusa in modo molto positivo". Al nostro tempo, invece, "è la mobilitazione delle nuove generazioni che mi auguro porti grandi risultati".
Per il capo della polizia, Franco Gabrielli, "c'è un male sottile che alberga nella vita di questo Paese: la tentazione del principe di parlare direttamente al popolo, ma per fortuna la nostra Costituzione ci ha dato un grande antidoto che sono i corpi intermedi. Il sindacato svolge un ruolo fondamentale". Questa funzione, secondo Gabrielli, "rischia però di avere due effetti collaterali: il consociativismo e il corporativismo. Io invece rivendico l'assunzione delle responsabilità per diventare ancora più forti. Bisogna avere la capacità di aprirsi e sapere cogliere non solo la propria condizione. Occorre capire che le richieste che si fanno si inseriscono in un contesto di risorse limitate e che anche i lavoratori di altri settori attendono qualcosa: altrimenti c'è il rischio di ritrovarsi poi con aspettative frustrate".
Il ruolo dell'unità sindacale è stato sottolineato anche dal costituzionalista Renato Balduzzi: "L'unità fu un elemento fondamentale per arrivare alla riforma: con quel testo furono stabiliti diritti e doveri per tutti i lavoratori. Ci furono anche resistenze: basti ricordare un parere del Consiglio di Stato nel 1966 che vietava l'associazione dei lavoratori. All'epoca c'era quel tipo di cultura giuridica, in seguito sono arrivate le leggi che hanno portato al cambiamento degli anni ottanta. Fu necessario modificare proprio la nostra cultura giuridica". Il sociologo Maurizio Fiasco ha affrontato il tema nel suo risvolto psicologico: "Un'organizzazione assiste il lavoratore in situazione di sofferenza. Quando si esce da un ospedale, da una caserma o da una stazione dei vigili del fuoco, il lavoro non si lascia certo alle spalle: le persone sopportano un portato fisico, psicologico ed emotivo molto segnante, anche per questo vanno particolarmente assistiti. Occorre affrontare il fenomeno del bornout e la sofferenza di chi lavora in polizia: è l'ora di parlare apertamente di questo nodo, il sindacato deve prenderlo in carico".
A concludere è stato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, riassumendo il senso dell'iniziativa. "Utilizziamo questa giornata per l'avvio di un'azione sindacale, che metta insieme tutti gli elementi emersi oggi – ha detto –. Da un lato, serve la capacità di affrontare i problemi esistenti, ma senza avere una visione che si limiti al presente, bensì definendo un progetto a lungo termine". Un punto di riferimento di fondo si trova sempre nella Costituzione: "Adesso ci poniamo il problema di come far vivere la Carta applicandola in tutte le sue parti, considerando le evoluzioni del mondo attuale. Le stesse forze di polizia, nel corso dei decenni, hanno avuto un ruolo lungimirante e fondamentale nella realizzazione e nella tenuta di una democrazia compiuta".
Nell’intervento di Landini ha trovato posto anche un ricordo della strage di Piazza Fontana, a cinquant'anni compiuti lo scorso 12 dicembre. "Nell'anniversario il presidente Mattarella ha richiamato la necessità di fare i conti con la verità storica, senza nascondere nulla: quello fu un attentato fascista che voleva rovesciare lo Stato democratico. Nel nostro Paese abbiamo respinto sia questo, sia il terrorismo: centrale è stato il ruolo del movimento dei lavoratori. In questo contesto si è inserito il ruolo essenziale dei lavoratori di polizia, che ha permesso di respingere tali fenomeni".
La legge del 1981 è frutto del lungo lavoro svolto prima, delle conquiste sociali e civili ottenute negli anni settanta: "Sono gli anni della legge sul servizio sanitario nazionale, ma anche sul divorzio e sull'aborto, che decretano la libertà di scelta per le donne – ha ricordato il segretario della Cgil –: anche qui il movimento composto dalle persone che lavorano è stato decisivo. È importante sottolineare come sia stato un processo difficile, che non si fa dall’oggi al domani, ma attraverso un lavoro faticoso che va avanti tempo". C'è ancora tanto da fare, ha concluso Landini: "Serve un avanzamento rispetto alla legge del 1981, che veda una nuova estensione dei diritti dei lavoratori della sicurezza".