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"Dopo tre anni e mezzo in cui ci si parlava rappresentando ognuno una filiera, è un punto di partenza importante che sia ripreso un metodo di discussione collegiale assieme a Cisl e Uil su tutti i temi principali, senza avere posizioni ingessate e precostituite". Questo, il primo commento del segretario confederale Fabrizio Solari, sull'incontro di ieri fra Cgil, Cisl e Uil, intervistato stamattina (14 luglio) da 'Italia parla', la rubrica quotidiana di RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale).
"Il bilancio del primo rendez-vous fra le segreterie sindacali, dunque, è assolutamente positivo – precisa il dirigente sindacale –, anche se il bottino raccolto prevede per ora solo una posizione unitaria sulle pensioni. La 'Fornero' - quanto di più iniquo e dannoso ci si possa immaginare, anche per le stesse imprese e per l'economia del nostro paese, per via della mancanza di ricambio generazionale sul lavoro – è da cambiare, introducendo elementi di flessibilità nel sistema senza penalizzare gli assegni previdenziali di chi esce. Nello stesso tempo, sempre sul fronte pensionistico, bisogna intervenire sui lavori usuranti e sugli esodati".
"Inoltre – ha proseguito il dirigente Cgil –, con Cisl e Uil abbiamo concordato sul fatto che il prossimo congresso della Ces, in calendario in autunno, debba essere un'occasione in cui tutto il sindacato italiano si impegna sulla necessità di arrivare a una nuova politica industriale ed economica da parte dell'Unione. È fondamentale - si veda tutta la vicenda greca -, riuscire a spostare l'asse delle scelte poliiche del sindacato a livello europeo".
"La contrattazione – ha aggiunto Solari –, è uno dei temi che prima o poi andranno affrontati. Nessuno, nè Cgil, Cisl o Uil, pensa sia totalmente derubricata l'idea di un nuovo accordo sulla struttura contrattuale. L'attuale divergenza fra le confederazioni consiste nel fatto che noi e la Uil pensiamo che non possa essere scambiata ora un'azione d'interferenza rispetto ai rinnovi in corso, almeno fino alla chiusura delle diverse trattative aperte. Per la Cgil, la ridefinizione dei nuovi ccnl è una priorità e nessun'altra azione può in qualche modo contrastare questa scelta di fondo. Ciò non significa che non si possa riflettere sull'idea di definire un nuovo modello, dopo la stagione della concertazione, che mi sembra ormai archiviata dalla storia più che dalle scelte dei singoli. L'impegno assunto ieri è di continuare a discuterne tra di noi, senza avviare una trattativa con Confindustria. Insomma, prima firmiamo i contratti da rinnovare, poi discuteremo anche del resto".
"Per quanto riguarda gli ultimi dati sulla produzione industriale – ha rilevato ancora il sindacalista –, si può dire che abbiamo sostanzialmente arrestato la caduta verticale degli anni precedenti, ma lasciamo perdere i facili ottimismi. Il problema è che negli ultimi anni abbiamo cancellato un buon 30% della nostra capacità industriale. Trovo quindi, incoraggiante che ci sia stata un'inversione di tendenza, ma per tornare ad essere quelli che eravamo prima della crisi dovremmo prima recuperare le posizioni predute, e visto il trend attuale dell'economia italiana, temo che ci metteremo decenni. Insomma, rimediare al disastro che è stato prodotto non sarà facile, e c'è il rischio che un'intera generazione non si affacci mai al mercato del lavoro. Da tale punto di vista, ha ragione il Centro studi di Confindustria, che, rispetto all'Istat, continua a mantenere un profilo basso: la nostra condizione di oggi è migliore di quella di un anno fa, ma rispetto al 2008 siamo ancora molto lontani".
"Il diritto di sciopero – ha concluso Solari – è un diritto costituzionale, per fortuna: malgrado la relazione del Garante Alesse abbia attaccato duramente i lavoratori dei trasporti, auspicando una soluzione legislativa che introduca un referendum consultivo prima della proclamazione di ogni agitazione, ci vuole ben altro per metterlo in discussione. Lo stesso referendum, assai praticato in Germania, è una scelta politica del sindacato, non un obbligo. E, laddove lo si applica, non esiste alcun altra imposizione, nè i servizi minimi garantiti nè la clausola di salvaguardia nè la rarefazione oggettiva nè le fasce orarie e di calendario, durante le quali è vietato scioperare da noi: in pratica, non c'è alcun limite. Pensiamo allo sciopero di 8 giorni consecutivi, organizzato dei piloti della Lufthansa: quelle cose in Italia non sono possibili, perchè la '146/90' ci vieta di fare sciopero per più di 24 ore. A suo tempo, abbiamo scelto la strada della legge di regolazione, che conciliasse il diritto di sciopero con il diritto dei cittadini ad avere sempre un servizio minimo. Se cambia tale impostazione, lo si deve dire con chiarezza, ma si deve prima spiegare a tutti che non si possono cancellare diritti costituzionali, perchè altrimenti si mette tutto in discussione. Il che vorrebbe dire arretrare sul piano del diritto, mentre noi vogliamo migliorare le cose. Ad esempio, è lecito che in un paese normale ci sia un ccnl che manca da quasi 8 anni, come succede nel tpl? In una situazione del genere, è già tanto che non avvenga un blocco quotidiano del trasporto pubblico".
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