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Augurando buon lavoro ai nuovi vertici aziendali della Rai, i sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Snater hanno inviato a ogni singolo membro del Cda, alla presidente e al direttore generale una dettagliata documentazione sulla situazione dell’azienda per sollecitarli a un profondo impegno per rilanciare la prima azienda di servizio pubblico, nonché industria culturale del paese.
I tagli. Dall’assetto industriale al piano industriale di Mauro Masi che prevedeva, nel biennio 2012/2012, la dismissione di Raiway (300 ml contro i 550 di costo per il passaggio al digitale) e la rinuncia all’accordo commerciale con Sky (meno 420 ml in sette anni) al piano di risanamento di Lorenza Lei con, tra le varie voci, la chiusura di Rai Internazionale, la chiusura di Rai Med, la chiusura di otto uffici di corrispondenza con relativi licenziamenti delle maestranze (38 a Rai Corporation), la riduzione del 70 per cento del personale e della capacità produttiva delle riprese esterne (600 lavoratori circa).
Scelte editoriali e pubblicità. Il documento dei sindacati dedica ampia attenzione anche alla realizzazione dei prodotti televisivi, “di cui – precisa il documento – non è stato possibile discutere con l’azienda né sotto l’aspetto editoriale né sotto quello produttivo, pur essendo questo uno dei settori in cui si realizzano i maggiori sperperi e clientele, oltre che di distorsione del sistema produttivo”.
“L’acquisto di format chiavi in mano – prosegue il documento - obbliga infatti la Rai a rapporti commerciali che, soprattutto con le grandi case di produzione, creano una dipendenza commerciale e produttiva che sempre più spesso si trasforma in subalternità delle strutture aziendali a quelle delle case di produzione. Inoltre l’allontanamento di alcuni conduttori, la rinuncia ad alcuni programmi e la perdita dei diritti sportivi della Formula 1, stanno determinando il calo degli introiti pubblicitari e producendo il peggioramento dei conti di Sipra, e conseguentemente della Rai”.
“La pubblicità in Rai infatti – si legge ancora nel documento – è calata pesantemente negli ultimi anni, giungendo fino ai 965 milioni di euro del 2011, con perdite ben superiori al valore di mercato e ai competitor. Il canone, unica fonte stabilmente in crescita rispetto alle altre entrate, ormai rappresenta più del 55 per cento dell’intero ammontare dei ricavi della Rai”.
Mancato rinnovo del contratto di lavoro. Negli ultimi tre anni, per i sindacati in rappresentanza di operai, impiegati e quadri, non è stato possibile rinnovare il contratto nazionale di lavoro e ricevere il premio di risultato del 2010 e 2011. “Oggi, alla luce di quanto redatto nel bilancio Rai 2011 – è scritto nel documento –, risulta chiaro che lo strumento fondamentale per realizzare il pareggio di bilancio è stato il taglio del costo del lavoro dei dipendenti Rai. Il fiore all’occhiello della ex Dg Rai, cioè i 4 milioni di attivo nel 2011, non si sarebbe mai verificato se non si fosse contenuto il costo del lavoro con prepensionamento di lavoratori, blocco del turnover, modifica di alcuni processi produttivi, blocco del rinnovo contrattuale, mancato pagamento dei premi di risultato del 2010 e del 2011”.
“Il numero di dipendenti della Rai, circa 10.000 tra tempi indeterminati e tempi determinati (operai, impiegati e quadri) – aggiunge il documento dei sindacati –, potrebbe essere sufficiente per svolgere tutte le funzioni necessarie a mandare avanti l’azienda, ma ciò non può avvenire per diversi motivi, tra i quali il sottoutilizzo del personale dipendente, marginalizzato dalle spinte clientelari; le 45.000 collaborazioni ogni anno (di cui migliaia continuative e con retribuzioni elevate); lo scarso turnover in alcune aree di produzione e in alcune sedi, in particolar modo nelle sedi regionali, che danno vita ad appalti sostitutivi.
Il sindacato ricorda di avere proposto all’azienda elementi di risparmio sia sui modelli e processi produttivi, sia su alcuni istituti contrattuali, chiedendo entro il prossimo triennio una discussione tecnica per la revisione della struttura contrattuale e delle figure professionali. Cardini della proposta contrattuale dei sindacati, oltre alla revisione dei modelli e dei processi produttivi, sono il controllo degli appalti e la loro riduzione, la diminuzione del 50 per cento delle consulenze fortemente onerose, con un percorso di stabilizzazione per i contratti (sotto i 3.000 euro lordi mensili) che in realtà sostituiscono impropriamente il lavoro subordinato regolamentato dal contratto Rai, la riforma del mercato del lavoro.
Qui il testo completo della lettera e il prospetto del costo del lavoro nel biennio 2010-2011.