“Abbiamo iniziato la nostra giornata a Carrara, ricordando le vittime nelle cave. Ora siamo a Prato, che non dimentica la strage del 2013 in cui sette lavoratori persero la vita”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha esordito in piazza Duomo a Prato nel comizio conclusivo del corteo per il Primo Maggio. “Altri incidenti sono avvenuti negli anni successivi – ha aggiunto –. Oggi non c'è più la sicurezza per le persone sul luogo di lavoro: occorre che il lavoro viva nella legalità, perché gli appalti al massimo ribasso e la logica della riduzione dei costi si paga con la vita”.
In Italia, dunque, è necessario cambiare rotta e costruire un lavoro sicuro. “Vorremmo dire a tutti – ha proseguito – che le condizioni di sicurezza sono un antidoto fondamentale per tutte le situazioni che non vanno. Non servono nuove leggi, gli strumenti di controllo ci sono, sono molti e perfino facili da applicare: basterebbe per esempio controllare l'utenza o le presenze dei camion nei cantieri”. Il grave scenario odierno, al contrario, “ci fa cogliere la realtà del nostro tempo: si coltiva il risparmio e la velocità, ma questi non sono sinonimi di buon lavoro, al contrario significano solo nuovo sfruttamento. Quando vediamo prezzi sempre più bassi, allora, facciamoci insieme una domanda: quanto sfruttamento del lavoro c'è dietro? Così si perde la dignità delle persone”. Il compito delle organizzazioni sindacali è quindi “pensare a tutti quei lavoratori, perché sicurezza e qualità non è il tema di qualcuno, ma un cambiamento necessario che deve riguardare tutti”.
Un “bollettino di guerra”, così Camusso ha definito gli incidenti. “Altri due morti sono avvenute proprio nella giornata di ieri. Il 2018 è iniziato come un anno orribile, è una strage che continua e non può essere ridotta a trafiletto di cronaca, perché non c'è nulla di scontato e di normale nella crescita degli infortuni: quando si interviene e investe in sicurezza questi scendono o scompaiono”. Nel corso del corteo per la città toscana “molti lavoratori ci hanno detto che si lavora per vivere meglio, non per morire. L'impiego deve allora tornare ad essere la realizzazione di sé e della propria identità. Oggi l'attenzione non c'è, lo dimostra il bollettino di guerra. E le cause delle morti sono le stesse da oltre cinquanta anni: quindi – si è chiesta – quale innovazione vogliamo, se avanza il vecchio e restano le stesse cause di incidenti?”.
Nei nostri anni “dobbiamo promuovere l'innovazione, ma come strumento di sicurezza. Non diamo più incentivi alle imprese in cui ci sono infortuni. Prestiamo attenzione ai lavori nuovi, dai riders alla logistica, dove cresce l'uso di psicofarmaci: questi lavoratori sono affetti dall'ansia e dall'obbligo di resistere. Vale la pena che il prodotto costi un centesimo in meno, oppure in questo c'è una straordinaria ingiustizia?”. La prima ragione dell'allarme sicurezza “è sempre la precarietà”, ha detto il segretario generale, e “il contratto nazionale è uno strumento fondamentale per la difesa dei lavoratori, applicare contratti pirata è un reato contro la loro dignità”. Fondamentale anche il ruolo della formazione, che “non può essere un optional”, e la regolare posizione Inail: “Devono averla tutti i lavoratori”.
Susanna Camusso ha concluso rivolgendosi alle forze politiche: “Il paese non merita elezioni anticipate, serve un governo che rimetta al centro il tema del lavoro e della sicurezza. Bisogna tornare a casa la sera senza rischiare la vita”.
Prima di lei, dal palco di Prato, ha parlato il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo: “Oggi non è una festa – ha detto –, ci sono stati troppi morti sul lavoro quest'anno. Ora deve formarsi un nuovo esecutivo e rimettere al centro con forza questi nodi fondamentali”. In Italia attualmente “mancano gli ispettori del lavoro, il ministro ha annunciato che ne assumerà di nuovi. Ci fa piacere, ma quando?”. Va attentamente regolata l'azione delle multinazionali, che arrivano nel nostro territorio e spesso determinano il peggioramento delle condizioni: “Non possono continuare ad entrare nel nostro paese e fare come vogliono – a suo avviso –, devono rispettare le regole e vanno sottoposte a controlli”.
“L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, e proprio dal lavoro deve ripartire”. Lo ha detto Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl. “La salute e sicurezza è un diritto per tutti, un tema che riguarda molti aspetti – ha spiegato –: i precari che hanno contratti instabili, ma anche i lavoratori migranti che arrivano scappando dalla guerra e dalla fame. Tutti devono lavorare sicuri”. Le risorse nel mondo “oggi possono essere sufficienti per gli uomini, ma vanno distribuite con equità: non lasciamo il pallino in mano alla globalizzazione che sfrutta il lavoro, compromette l'ambiente, mette a rischio la pace”. Furlan ha poi citato le aziende in crisi, come la Embraco: “Dobbiamo recuperare ancora molti posti di lavoro persi, oggi il nostro pensiero va a coloro che lottano per mantenere l'impiego”.
La manifestazione è partita alle ore 10, in piazza Mercatale, con lo slogan “Sicurezza: il cuore del lavoro”. Ha poi percorso via San Silvestro, piazza San Marco, via Piave, piazza delle Carceri, piazza San Francesco, via Ricasoli, via Cesare Guasti e via L. Muzzi. Quindi l'arrivo in piazza Duomo. Sul palco si sono alternate le voci dei lavoratori, che hanno raccontato le rispettive condizioni. Prima del corteo, i segretari generali si sono recati al cimitero monumentale di Marcognano situato a Torano, frazione del comune di Carrara, lungo il passo delle Alpi Apuane. Qui è stata deposta una corona al monumento per i caduti sul lavoro.
LEGGI ANCHE TUTTO SUL PRIMO MAGGIO
Podcast: l'intervento di Camusso