A San Giovanni regioni e categorie hanno esposto il bollettino di guerra dell’economia italiana. Un elenco di vertenze e licenziamenti che non risparmiano nessuno: industria, pubblico, dipendenti e precari. Il nostro viaggio tra gli stand e i gazebo

Lombardia, 500mila posti di lavoro persi

Una delle regioni-guida dell'economia italiana attraversa un momento difficilissimo, che si riassume in pochi dati: 250 milioni di ore di cassa integrazione, oltre 175.000 licenziamenti, 500.000 posti di lavoro perduti, tessuto produttivo ridotto di oltre il 20 per cento, tasso di disoccupazione passato dal 4,5 a oltre il 7 per cento, lavori precari che superano il 75 per cento delle nuove assunzioni. "Se si ferma la Lombardia, la regione con la più alta presenza manifatturiera, con il suo tessuto produttivo di così alto valore, a pagare è l'intero paese": così si legge in un volantino distribuito davanti allo stand della Lombardia, che chiede anche di uscire dalla crisi con "più lavoro e servizi".

Toscana, 80 vertenze aperte e 20mila posti a rischio
Sono un'ottantina le vertenze aperte in Toscana e 20 mila i posti di lavoro a rischio. C'è soprattutto nella regione un dato nuovo rispetto alle vertenze tradizionali: l'80 per cento delle crisi aziendali ha ragioni meramente finanziarie, come testimonia l'altissima percentuale di procedure di concordato e fallimentari. Tutti i settori ne sono colpiti: edilizia, meccanica, alimentare (meno 3 per cento), chimica, con la sola eccezione del settore orafo e della pelletteria. Le ore di cassa integrazione sono state 50 milioni del 2012, tornando al livello del 2009, che aveva finora costituito il punto più basso della crisi.

Emilia Romagna, 14mila in cig a causa del terremoto
Circa 65mila ore di cassa integrazione nel 2012, 15mila lavoratori in mobilità, 100mila domande di disoccupazione, una crisi che colpisce tutti i settori - dal biomedicale alla componentistica meccanica, dall'agroalimentare all'abbigliamento - e, in questa cornice drammatica, gli effetti devastanti del terremoto. In sintesi: 15mila aziende inagibili o crollate, 26 morti e 58 feriti sul posto di lavoro, 14mila lavoratori in cassa integrazione per colpa del terremoto. È questa la fotografia di una regione-modello che cerca con tutte le forze di superare il momento difficile e di ripartire, anche con l'aiuto o con l'accordo del sindacato (basti citare il Patto per la ricostruzione e quello per la legalità). Una volontà che viene testimoniata e rilanciata dai lavoratori affluiti a Roma dall'Emilia Romagna.

Marche, piccole aziende al collasso
Bastano due nomi per dare un'idea della crisi delle Marche: Mobili Merloni, fabbrica storica del pesarese con 400 lavoratori in cassa integrazione, Antonio Merloni di Fabriano, con 1100 lavoratori in cassa tra ordinaria e straordinaria. Il dato peculiare delle Marche è il collasso delle piccole e piccolissime aziende, specie artigiane, che costituiscono la vera ossatura dell'economia regionale. Nel 2011 c'è stato un lieve arretramento della cassa integrazione, ma nel 2012 il dato è tornato a crescere assieme a quello delle domande di disoccupazione (70mila), riflettendo la perdita di 75mila posti di lavoro e la chiusura o la crisi di moltissime aziende.

Puglia: crisi aumentano, in piazza per unire forze
Centinaia le aziende in crisi, migliaia i posti di lavoro a rischio. Non è diversa dal resto del meridione e del paese la situazione della Puglia, la cui economia aveva pure attraversato nel recente passato una stagione felice. Ma in Puglia c'è un problema in più dopo l'esplosione del caso Ilva, che porta a chiudere i discorsi con il passato e a progettare il futuro su basi nuove. Soprattutto in discussione è il rapporto tra ambiente, lavoro e modello di sviluppo, considerando le storiche carenze del sistema regionale, e in particolare delle infrastrutture. "Siamo qui per non rassegnarci ma per unire le forze nell'azione collettiva - auspica Nicola Affatato, segretario Cgil regionale –. E' questa la forza del nostro messaggio".

Sardegna
Non ci sono soltanto i casi che hanno occupato le cronache negli ultimi mesi, collasso del distretto carbonifero, Vinyls, Alcoa. Un po' tutta la regione soffre senza risparmiare alcun settore: dalle costruzioni (meno 18.000 addetti), all'agricoltura (meno 4.000) ai servizi. "La giunta regionale - accusa il segretario regionale della Cgil Carmelo Farci - non risponde. Per questo organizzeremo a fine novembre un'altra manifestazione unitaria, mentre tutti i territori sono in continua
mobilitazione".

Sicilia
Qualche dato per dare la misura dell'intensità della crisi in Sicilia: Pil meno 1,8 per cento, consumi meno 6,7, investimenti meno 11,3, spesa della Pubblica amministrazione meno 8,6, turismo meno 25 per centotasso di disoccupazione reale 28 per cento, disoccupazione giovanile 42,8 per cento. Il tutto nel quinquennio 2007-2012. Anche in questa regione ci sono alcune "vertenze guida" che trascinano dietro di sé l'intera economia regionale. Fra tutte quella di Termini Imerese e la messa in sicurezza del territorio.

Umbria
Merloni, Faber, Novelli, Euroservice, Ims e Isotta Fraschini, ex Merloni di Nocera Umbra, polo chimico di Terni (Basel), azienda trasporti regionali Tpl: è questo il triste elenco delle aziende già chiuse o in difficoltà e a rischio chiusura, che non esaurisce l'intero panorama della crisi regionale. Basti dire, come segno della drammaticità della situazione, che la Novelli non ha il mangime per gli animali. Anche i poli apparentemente più solidi iniziano a vacillare, e in questo senso è paradigmatica la situazione della TK-Ast di Terni, a rischio "spezzettamento". Da segnalare infine, lo fa la segretaria della Cgil Perugia Patrizia Venturini, la crisi della cooperazione sociale provocata dai tagli agli enti locali.

Basilicata
Sono 4.000 i lavoratori che utilizzano ammortizzatori in deroga, altrettanti quelli che utilizzano gli ordinari. In soli cinque anni il tasso di popolazione che vive sotto la soglia di povertà è passato dal 20 al 28,3 per cento. 18 mila sono i posti perduti negli ultimi due anni, che pesano su una popolazione attiva di 350 mila persone e su una regione in cui il 20 per cento del Pil è legato al manifatturiero. I settori più colpiti sono il meccanico, il salotto e l'industria di trasformazione. "Ora ci preoccupa la Fiat e l'indotto - sostiene Alessandro Genovesi, segretario generale della Cgil Basilicata -, per un totale di 5.300 lavoratori diretti e 4.000 indiretti. Se salta questo comparto è la fine".

Lazio
Sono numeri impressionanti quelli che si leggono sui cartelloni affissi nello stand della Cgil di Roma e del Lazio: 100mila persone colpite dalla crisi, 70mila cassaintegrati, 250mila disoccupati, 1,6 miliardi di euro di reddito bruciati. "Il Lazio ha una struttura fatta di due sistemi completamente diversi tra loro - spiega Fabrizio Samorè, responsabile del Dipartimento Politiche attive del lavoro della Cgil Roma e Lazio - c'è Roma che è la città dei servizi e del grande apparato pubblico e poi c'è il resto della regione, territorio di industria e impresa diffusa. Entrambi i sistemi però sono andati in crisi, dal 2008 l'industria e poi, dal 2010, il sistema romano. Il tutto ha prodotto i numeri che abbiamo rappresentato qui nello stand, numeri che poi si traducono in un durissimo colpo al benessere sociale di questa regione".

Dalla Menarini alla Ginori, le vertenze di chimici e tessili
I lavoratori della Menarini - che hanno scioperato ieri in tutta Italia per dire no ai ricatti sul lavoro che mettono a repentaglio vite e speranze di tante famiglie. La vertenza della Richard Ginori, la storica manifattura di Sesto Fiorentino con 320 lavoratori in cassa integrazione per cessazione di attività e l'azienda in attesa di liquidazione. E, ancora, la vicenda della Siena Biotech, all'avanguardia nella ricerca sulle malattie neurovegetative che ha annunciato la cassa integrazione, mentre la qualità e l'importanza della propria attività è da anni riconosciuta a livello internazionale. Queste alcune delle vertenze simbolo portate a Roma dalla Filctem Cgil, la categoria della dei chimici e tessili della Cgil che ha oltre 233.000 iscritti.

In piazza anche tanto lavoro pubblico
"Questa è la piazza delle crisi industriali, ma se noi paragoniamo il lavoro pubblico a un'industria allora questa è anche la piazza del lavoro pubblico, perché la crisi ha colpito duramente anche qui". A dirlo è la segretaria generale della Fp Cgil, Rossana Dettori. "Per lavoro pubblico, infatti - spiega Dettori - non si deve intendere solo quello dei ministeri, sanitá, etc. Noi abbiamo il 40% dei nostri lavoratori che hanno contratti di lavoro privato, su cui arrivano già i licenziamenti e le richieste di esubero, perchè la crisi del pubblico sta determinando quella dell'indotto. Stiamo già perdendo migliaia di posti di lavoro, nella cooperazione e nella sanità privata, e sono settori che mantengono i diritti in questo Paese".

Costruzioni: 328 posti di lavoro spariti ogni giorno
“Nel nostro settore dal 2009 sono spariti 120mila lavoratori all’anno, che fa 328 al giorno: questo il drammatico bilancio dello tsunami che ha spazzato via 1/3 dell’Italia delle costruzioni” a parlare è Walter Schiavella, segretario generale della Fillea, da Piazza San Giovanni, dove il sindacato degli edili Cgil e centinaia di lavoratori e lavoratrici sono accorsi a raccontare le tante crisi aziendali del settore, nel giorno della mobilitazione Cgil “il Lavoro prima di tutto”. I dati congiunturali di crisi, la più devastante dal dopoguerra, segnano un record negativo storico per le costruzioni, che vede nero da 19 trimestri consecutivi “abbiamo perso il 30% della produzione ed il 40% degli investimenti pubblici, tra il 2008 ed il 2010 il crollo del fatturato complessivo è stato di oltre il 16%. Abbiamo 60mila imprese fallite e 500mila posti di lavoro persi, la metà nel solo settore dell’edilizia, dove registriamo una caduta verticale rispetto al 2008 di tutti i valori: - 240mila gli addetti, - 400milioni le ore lavorare, - 2 miliardi la massa salariale.”

Basta ideologia, scuola pretende certezze
La scuola non ha bisogno né di bastoni né di carote ma di un progetto che le consenta di assolvere al suo mandato costituzionale: garantire a tutti il diritto a un'istruzione di qualità. Nei giorni della polemica sulle 24 ore di lezione in classe, la Flc Cgil risponde così da piazza San Giovanni, nella Roma del villaggio del lavoro. Dirigenti e insegnanti che si alternano allo stand chiedono investimenti, organici adeguati, scuola partecipata. Certezze dunque e non ideologia, a cominciare dal lavoro. Insegnanti e tecnici chiedono la restituzione dei gradoni e lo sblocco dei contratti, colpiti duramente anche nella nuova legge di stabilità.

Precari: Nidil, compensi minimi anche per partite Iva
Per le partite Iva solo mazzate. E' iniziata con la distribuzione di alcuni volantini contro la legge Fornero la partecipazione di Nidil Cgil alla manifestazione nazionale "Il lavoro prima di tutto!". "Oggi un vero protagonista ha bisogno di regole per avere compensi equi. La riforma del lavoro non regola i compensi e non combatte gli abusi", sta scritto nel volantino. I sindacalisti di Nidil chiedono "compensi minimi regolati da contratti nazionali di lavoro anche per le partite Iva individuali sotto i 30.000 euro, e uno Statuto per il lavoro autonomo e professionale". Una vera partita Iva, spiegano, guadagnano 2.000 euro lordi al mese, ma con l'aumento dell'aliquota previdenziale al 33 per cento pagherà il 9 per cento in più di tutti gli altri "e a fine mese gli rimarranno netti 839,83 euro".

Novelli e Nuova Panem: Flai, 700 lavoratori a rischio
Gruppo Newlat spa: 234 esuberi. Novelli e Nuova Panem: 700 lavoratori a rischio. Salumificio Cecconi: chiusura dello stabilimento di Ardea (Rm), 42 lavoratori in strada. Sono queste alcune delle vertenze che la Flai Cgil porta oggi a Roma nel Villaggio del lavoro, un settore falcidiato dai tagli e dalla crisi, ma anche dal lavoro nero e dal caporalato che comprimono all'infinito i diritti. Proprio alcuni giorni fa i braccianti agricoli si sono fermati in tutta Italia per il mancato rinnovo dei contratti di lavoro provinciali. Tra le richieste, la salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori dei servizi all'agricoltura (Consorzi agrari, di bonifica e associazioni allevatori), un moderno sistema di collocamento pubblico per combattere il lavoro nero, maggiore sicurezza per i lavoratori forestali (in diverse regioni sono senza stipendio) e riforma complessiva del settore della pesca.

Trasporto aereo, 7mila lavoratori tra cig e mobilità
Anche la Filt, il sindacato dei trasporti della Cgil, in piazza a Roma. Dai contratti scaduti - mobilità aerea e trasporto pubblico locale, fermi dal 2007 - ai i 700 esuberi annunciati da Cai-Alitalia e alle crisi Wind Jet, Meridiana e Blue Panorama, la crisi investe tutti i comparti del trasporto. Solo nel settore aereo sono 7.000 i lavoratori interessati tra cassa integrazione e mobilità, e qualche altro migliaio, rispettivamente, tra ferro, trasporto marittimo e merci. Nel trasporto pubblico locale, a causa del taglio dei finanziamenti, circa 2.000 lavoratori usufruiscono degli ammortizzatori sociali.

Filcams: 250 le vertenze nazionali, coinvolti 25mila addetti
Più di 250 vertenze nazionali aperte, coinvolti solo nel periodo tra gennaio e giugno 2012 oltre 20.000 lavoratori nel terziario e 5.000 nel turismo. Condizioni di lavoro fortemente peggiorate, a causa delle numerose disdette di contratti nazionali e integrativi che hanno comportato aumento selvaggio della flessibilità oraria e minori tutele. Sono i numeri e i fatti forniti dalla Filcams Cgil, che rappresenta i lavoratori del terziario. A Roma sono arrivati anche i lavoratori della Fnac, che ha scelto di disinvestire in Italia e di chiudere il negozio romano, il che comporterebbe la perdita di lavoro per 58 persone e, si legge in un volantino, "l'impoverimento ulteriore del tessuto economico, culturale e sociale della nostra città".

(Carlo Gnetti, Stefano Iucci, Fabrizio Ricci)