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Si è appena conclusa “Sanità bene comune”, l’indagine lanciata da Cgil, Cisl e Uil Marche per conoscere e approfondire la valutazione dei cittadini sul sistema sanitario pubblico, sul ricorso alle prestazioni sanitarie private e sulla spesa che sostengono per la propria salute.
L’indagine è stata avviata nel mese di aprile 2018 attraverso la compilazione di questionari anonimi distribuiti nei luoghi di lavoro, nelle sedi sindacali, nei luoghi di aggregazione e online attraverso i siti di Cgil, Cisl e Uil. Con il questionario si è voluto sondare la percezione dei cittadini marchigiani sul Servizio Sanitario Regionale, anche in relazione alle loro condizioni economiche e al ricorso ai servizi privati.
Sono 3.360 le persone che, da tutta la Regione, alla data del 31 agosto, hanno partecipato all’indagine: dalle loro risposte emerge un quadro complessivamente buono dello stato di salute dei cittadini marchigiani, ma si evidenzia anche un quadro di crescente diseguaglianza nel ricorso ai servizi sanitari sulla base delle differenze territoriali e di reddito.
Il 60,2% degli intervistati sostiene una spesa per prestazioni sanitarie private compresa tra 200 e 1.000 euro e il 20,8% tra 1.000 e 2.500 euro. La spesa per la salute delle famiglie marchigiane è inferiore al dato nazionale e in diminuzione rispetto al 2016. In particolare, a ridurre la spesa sanitaria sono state proprio le famiglie collocate nelle fasce reddituali più basse, a conferma di quanto emerso nel VII Rapporto RBM-Censis, che stima in 12,2 milioni gli italiani che nel 2016 hanno rinunciato o rinviato per ragioni economiche una prestazione sanitaria: oltre la metà degli intervistati che nell’ultimo anno ha ridotto la spesa per la sanità, lo ha fatto per motivi economici.
Parallelamente, l’85,6% degli intervistati ha dichiarato di aver fatto ricorso a prestazioni sanitarie private nell’ultimo anno, con picchi nelle province di Pesaro - Urbino e Macerata. Tra le ragioni del ricorso al privato vi è soprattutto la possibilità di ridurre i tempi di attesa (38,6% delle risposte), tema dal quale arriva il giudizio più critico nei confronti del sistema pubblico, bocciato da 9 intervistati su 10 proprio per la lunghezza delle liste di attesa. Valutazioni negative anche su ticket e accessibilità dei servizi, ritenuti non adeguati rispettivamente dal 58,3% e dal 47,1% del campione.
La sanità pubblica è ritenuta sufficiente, seppur con aree di criticità concentrate in alcuni distretti sanitari, per quanto riguarda gli orari di apertura dei servizi, l’assistenza domiciliare, il sistema di emergenza – urgenza, le residenze protette e le Rsa, la chiarezza delle informazioni e le case della salute, mentre ottengono una buona valutazione il rapporto tra operatori e cittadini, i servizi ambulatoriali specialistici, l’accoglienza, gli ospedali, gli standard igienici, l’efficacia delle prestazioni ricevute e l’attività dei medici di famiglia.
I cittadini intervistati hanno inoltre espresso l’esigenza di fermare i tagli al fondo sanitario, evidenziando la consapevolezza dell’insufficienza del finanziamento nazionale, anche in ottica di un riequilibrio delle disparità di accesso ai servizi su base territoriale.
I risultati dell’indagine, utili per supportare la vertenza sulla sanità e il confronto con la Regione sul nuovo Piano Sanitario, saranno portati all’attenzione delle Istituzione regionali preposte alla programmazione delle politiche sanitarie e alla gestione dei servizi.
“Tra le priorità emerse – dichiara Daniela Barbaresi, Segretaria Generale Cgil Marche - c’è l’esigenza di potenziare i servizi territoriali e di integrazione socio-sanitaria rispetto ai bisogni dei cittadini, specie quelli più fragili. Una maggiore offerta di assistenza domiciliare, tuttora inadeguata, potrebbe contribuire a migliorare la presa in carico dei pazienti dopo il ricovero oltre alla necessaria compensazione della trasformazione dei piccoli ospedali in strutture territoriali, con ulteriori importanti investimenti sulla rete dell’emergenza sanitaria, a partire da un significativo potenziamento delle Potes e della dotazione di Mezzi di Soccorso Avanzato”.
Per Cgil, Cisl e Uil Marche la riorganizzazione del sistema di cure primarie e intermedie va sostanziata dalla strutturazione effettiva degli Ospedali di Comunità e accompagnata da un concreto sviluppo delle Case della Salute. E’ inoltre necessario potenziare il sistema della prevenzione, che peraltro rappresentava uno dei pilastri della riforma sanitaria di quarant’anni fa, con particolare attenzione alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.