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Il giorno degli esuberi si fa sempre più vicino. È prevista infatti per venerdì 25 novembre la chiusura della procedura di licenziamento collettivo avviata in settembre per 103 dipendenti (su 280) della Hypo Alpe Adria Bank, l’istituto di credito di proprietà del ministero delle Finanze austriaco, con filiali nelle regioni del Nord Italia, alle prese con un progetto di riorganizzazione societario che prevede la sostanziale dismissione della controllata italiana. Oggi (martedì 22 novembre) è previsto un incontro tra azienda e sindacati nella sede centrale di Tavagnacco (Udine), mentre il 25 si terrà un nuovo confronto (in realtà il secondo, il primo si è svolto mercoledì 16 scorso) a Roma, presso la sede del ministero del Lavoro.
Nel primo incontro romano la Hypo Bank ha confermato la procedura di licenziamento (scendendo leggermente nel numero, dai 110 iniziali ai 103 attuali) dei lavoratori delle sedi di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, rigettando le proposte di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Uilca Uil. I sindacati avevavo presentato un piano di gestione degli esuberi centrato su un mix di prepensionamenti e di accesso al fondo emergenziale di settore per 24 mesi. Ma la risposta non è stata quella attesa: l’azienda ha invece detto no ai prepensionamenti, perché giudicati troppo onerosi, e acconsentito solo in forma molto ridotta all’accesso al fondo emergenziale.
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Per ora, dunque, per i lavoratori della Hypo Bank non sono previsti ammortizzatori sociali né forme di sostegno al reddito. Una posizione inaccettabile per i sindacati, che sottolineano come questa sarebbe un’assoluta novità per il settore del credito, che ha sempre gestito queste situazioni avvalendosi di tutti gli strumenti che contratti e normative mettono a disposizione. Ma inaccettabile anche per le Regioni coinvolte dai licenziamenti, presenti fin qui con i propri rappresentanti a tutte le riunioni, che stanno attuando un “pressing istituzionale” che si auspica possa offrire ai lavoratori una via d’uscita accettabile.