“La decisione preannunciata dal Comune di Bologna di vendere le azioni libere di Hera, contestuale alle dichiarazioni del ministro di Maio sulla stessa multiutily (commentando il risultato elettorale di Imola) e le volontà espresse da altri Comuni soci di Hera, rappresentano una 'tana libera tutti' per avviare un'inevitabile processo di privatizzazione, che rischia di tradursi in una perdita del controllo e ancor più ridotta capacità di incidere nelle scelte strategiche del gestore”. È quanto si legge in un comunicato congiunto di Cgil, Fp, Filctem e attivo delegati Emilia Romagna.
“Tale operazione porterà la multiutility e il suo gruppo dirigente a concentrarsi sul dare dividendi, oggi utilizzati dai Comuni per la spesa sociale, ai soggetti privati che rischiano di diventare maggioranza. A quel punto, Hera si strutturerà sempre più in azienda di forma commerciale e finanziaria: per fare più utili si implementeranno gli appalti, con la finalità di ridurre il costo del lavoro, aumentando le marginalità. Si cercheranno i risparmi sul costo del lavoro per dare gli utili ai soggetti della finanza, già presente nella compagine societaria con i grandi fondi internazionali”, continua il sindacato.
“La decisione di chi sta scegliendo o sceglierà la vendita di azioni contraddice nel metodo e nel merito le decisioni assunte in questa regione. Nel metodo, in quanto viene cancellato con un colpo di spugna il sistema di relazioni condiviso con intese e protocolli, sottoscritti fra istituzioni e parti sociali. Nel merito, perché apre la strada alla perdita di controllo pubblico nei sistemi a rete, che sono parte integrante del modello di sviluppo condiviso con il Patto per il lavoro, sottoscritto nel 2015. Per queste semplici ragioni diciamo no alla vendita delle azioni pubbliche di Hera”, conclude la Cgil.