"La trattativa iniziata da alcune settimane in Gsk, dietro nostra esplicita sollecitazione, non sta registrando avanzamenti tali da poter ipotizzare un epilogo positivo in tempi rapidi. Ciò è dovuto esclusivamente alle posizioni di chiusura manifestate dai rappresentanti dell’azienda, i quali, se da una parte chiedono con fare suadente di poter utilizzare ulteriore flessibilità occupazionale, andando così ad aumentare il numero di lavoratori in staff leasing - lavoratori affittati a tempo indeterminato dal gruppo da parte delle agenzie di somministrazione -, dall’altra evidenziano una insensata ostilità al dialogo costruttivo, nel momento in cui facciamo presente che non è più accettabile assistere al ricambio continuo di lavoratori con contratti a termine, con altri, sempre a termine, per svolgere le medesime attività dei precedenti". È quanto afferma Marco Goracci, segretario generale Filctem Cgil Siena.
"Prassi di scarso buon senso, quanto antieconomica, adottata ampiamente nel recente passato: lavoratori tenuti in azienda - dopo un lungo percorso di formazione - per 30/34 mesi, e poi sostituiti con altri per un pari periodo. Potremo anche capire se parlassimo di attività stagionali, ma 5-6 anni continuativi svolti a staffetta fra più lavoratori sono la palese evidenza di produzioni che hanno carattere di continuità. Nei giorni scorsi altre sigle sindacali si sono sentite in dovere di precisare anche mezzo stampa che quello in staff leasing altro non è che un contratto a tempo indeterminato al pari di quelli alle dirette dipendenze dell'azienda. Bene. Ma se realmente fosse così, perché gli altri sindacati non propongono ai loro iscritti in Gsk di lasciare il posto ai colleghi somministrati in leasing e di diventare lavoratori in affitto? Nutriamo forti dubbi che una proposta del genere possa avere successo, ma siamo pronti a ricrederci", continua il sindacalista.
"Certi anglicismi, adottati per le persone, sono quanto di più offensivo si possa pensare: lavoratori presi a leasing, come una merce qualsiasi, per poi, trascorso un dato tempo, restituirli, ricambiarli o finalmente 'acquistarli' come usato sicuro. La verità è che le aziende vogliono sempre meno vincoli e legami duraturi con i lavoratori, scaricando su altri quel minimo di rischio che dovrebbe rientrare nelle responsabilità di chi fa impresa. Altrimenti non si capisce perché un’azienda delle dimensioni di Gsk non assuma direttamente quelle stesse persone senza le quali ad oggi - come nel passato e come sarà nel futuro - la produzione non avrebbe possibilità di riuscita", aggiunge il dirigente sindacale.
"Contrariamente a quanto qualcuno ci ha voluto attribuire - per la cronaca, Cisl e Uil di categoria - non siamo certo noi a voler creare false aspettative; siamo ben consapevoli che Gsk sta attraversando una fase riorganizzativa che inevitabilmente passerà anche attraverso la non conferma e conseguente riduzione di molti contratti temporanei. Ma a maggior ragione, da ora e per il futuro, sono necessarie regole chiare, prive di ambiguità e di conseguenza non interpretabili, per stabilire limiti all’uso di certe forme di lavoro e criteri equi, sia di merito che di anzianità, per determinare chi potrà essere stabilizzato all’interno dell’organico aziendale. Tutto il resto altro non sono che chiacchere", conclude l'esponente Cgil.