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Uno sciopero non solo per gli stipendi, ma certamente anche per quelli. Perché alla Novelli lavorano tante famiglie, diverse anche con un mutuo da pagare, e con i 500 euro promessi (ma ancora non arrivati) come acconto per lo stipendio di settembre ci si pagano a malapena le bollette. Allora stamattina, 14 ottobre, i 350 lavoratori umbri dell'importante gruppo alimentare, che produce principalmente uova (Ovito) e pane (Interpan), hanno incrociato le braccia e dato vita a due presidi, uno la mattina e uno il pomeriggio, per richiamare l'attenzione, anche quella del governo, su questa vertenza in cui la situazione sembra velocemente precipitare verso il baratro.
Prima è toccato ai lavoratori dello stabilimento di Spoleto (circa 150) farsi sentire, con un presidio dalle 10.00 alle 12.00 davanti ai cancelli della fabbrica, nel quale, insieme a Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil dell'Umbria, hanno testimoniato la loro rabbia per quattro anni di gestione commissariale, nei quali la situazione, anziché migliorare, è andata ulteriormente peggiorando. "Il Cda tecnico che ha guidato il gruppo non ha assolutamente portato i benefici che speravamo, anzi, la situazione ormai è drammatica", commenta Giacomo Saidi, delegato della Flai Cgil alla Novelli di Spoleto.
Lo sciopero ha registrato un'adesione pressoché totale: "Segno della compattezza dei lavoratori che in questa fase è la cosa più importante", osserva Gianluca Menichini, della Flai Cgil Umbria. "Una compattezza che sicuramente dovremo conservare nelle prossime settimane, quelle che ci porteranno alle scadenze decisive, a partire dal tavolo con il governo del prossimo 21 ottobre".
E proprio per sollecitare l'esecutivo ad intervenire in una vertenza dai numeri impressionanti e dalle conseguenze potenzialmente esplosive, nel pomeriggio, lavoratrici e lavoratori delle sedi di Terni e Amelia (Tr) hanno manifestato di fronte alla prefettura ternana, dove sindacati e una folta delegazione di operai è stata ricevuta dal vice prefetto.
"Abbiamo espresso ai rappresentanti territoriali del governo tutta la nostra preoccupazione e il disagio di 350 famiglie umbre che stanno subendo sulla propria pelle la cattiva gestione dell'azienda in concordato - commenta Paolo Sciaboletta, della Flai Cgil Umbria - perché l'azienda negli ultimi anni, anziché risollevarsi, si è indebolita, perdendo quote di mercato e andando in crisi di liquidità. Una crisi - continua Sciaboletta - che si vorrebbe far pagare ai lavoratori non versando gli stipendi e il saldo della quattordicesima. Ma questa situazione non può assolutamente proseguire, il governo deve dare risposte concrete già dall'incontro del 21 ottobre".