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Manifestazione nazionale lunedì 28 novembre a Roma dei dipendenti del gruppo Novelli, indetta in concomitanza con la convocazione delle parti al ministero dello Sviluppo economico. La mobilitazione segue il presidio di giovedì 24 che circa 150 lavoratrici e lavoratori hanno tenuto a Terni, davanti alla sede legale del gruppo alimentare, che conta 500 addetti in Italia (300 tra Spoleto, Terni e Amelia e altri 200 tra Lazio e Lombardia). A motivare la protesta, organizzata da Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, la mancata firma per la vendita dell’intero gruppo, saltata per l’indisponibilità di alcuni soci della famiglia Novelli a cedere le proprie quote.
“Siamo stufi di essere tenuti in ostaggio da chi ci ha condotti in questa situazione, creando debiti per 120 milioni di euro e portandoci a un passo dal fallimento”, spiegano i sindacati dell’Umbria in una nota, rimarcando che i lavoratori “non hanno neanche percepito parte dello stipendio di settembre e tutto lo stipendio di ottobre”. Retribuzioni che non arriveranno neanche nei prossimi giorni perché, come comunicato in maniera ufficiale dall’attuale Cda tecnico, “i pagamenti delle spettanze del personale dipendente (per la quota residua ancora dovuta e gli importi maturandi) non potranno allo stato delle cose essere effettuati”.
Il gruppo, che viene da quattro anni di concordato preventivo, aveva ricevuto un’offerta di acquisto, depositata al ministero dello Sviluppo economico e resa nota dallo stesso dicastero nell’incontro dello scorso 18 novembre. Un’offerta definita “solida” dai funzionari ministeriali dal punto di vista sia industriale sia finanziario. “Sembrava mancasse solo la definizione di qualche dettaglio procedurale per apporre le firme per la cessione delle quote in sede notarile e ripartire con un nuovo progetto industriale volto allo sviluppo produttivo e all’occupazione” spiegano i sindacati: “Nonostante ciò siamo poi stati informati dai funzionari del ministero che alcuni soci della famiglia Novelli avevano ritrattato la disponibilità a cedere le proprie quote, mentre altri si erano resi indisponibili a cedere una quota di minoranza (circa 1,5 per cento) senza però esercitare il diritto di prelazione previsto dalle norme”.
Da qui la preoccupazione, ma anche la rabbia, dei lavoratori, che hanno subito avviato la mobilitazione. I sindacati rimarcano come sia “inaccettabile” che gli stessi “che hanno prodotto milioni e milioni di debiti oggi tengano ancora in ostaggio il destino di centinaia di lavoratori e lavoratrici, avanzando perfino pretese per dare luogo alla cessione dell’azienda che loro stessi hanno portato nel baratro”. Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil hanno quindi chiesto “un intervento risolutivo del governo e delle istituzioni territoriali nei confronti della famiglia Novelli che con la sua irresponsabilità sta minacciando il futuro di centinaia di famiglie”.