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“È ormai nota a tutti la scellerata scelta della Società Grandi Molini Italiani di licenziare 30 lavoratori dello stabilimento di Livorno, su un totale di 45 dipendenti. Nelle ultime settimane più volte si sono succeduti incontri presso la Regione Toscana e la Provincia di Livorno, per tentare di trovare delle soluzioni alternative ai licenziamenti. La Regione da parte sua, ha assicurato la concessione della Cassa integrazione prevista per le aree di crisi complessa per 12 mesi e da parte delle Organizzazioni Sindacali, l'impegno per attivare un percorso per un'ulteriore CIGS e/o CdS. Nonostante tutto ciò, l'azienda ha continuato a ribadire la volontà a proseguire all'attuazione dei licenziamenti”. Così una nota della Flai Cgil nazionale, denuncia quanto sta accadendo.
“È notizia di ieri, che la GMI ha deciso definitivamente di respingere tutte le proposte pervenute dalle istituzioni e dai sindacati di categoria, Fai, Flai e Uila. Dopo la comunicazione, i membri del Consiglio Comunale di Livorno hanno interrotto la seduta e si sono recati davanti allo stabilimento dove da alcuni giorni c'è un presidio permanente dei lavoratori. Una vicenda giunta ormai al capolinea. Venerdì 14 aprile presso la Provincia di Livorno si ratificherà l'atto finale di questa triste storia: il licenziamento di 30 operai del sito di Livorno”.
“Il Presidente di GMI Antonio Costato – prosegue la Flai nella nota - esponente di spicco della Lega, disertando tutte le richieste di incontro pervenute dalle istituzioni locali (Regione Toscana, Prefettura, Provincia e Comune di Livorno) e dalle Organizzazioni Sindacali nazionali e territoriali, ha deciso, nel silenzio più assoluto del suo partito di appartenenza, la Lega, di mettere per strada trenta suoi dipendenti. A nulla sono valse le svariate sollecitazioni, da ultima un'interrogazione parlamentare, a intraprendere una strada che potesse evitare, con l'ausilio degli ammortizzatori sociali a disposizione i licenziamenti. Quello che ci chiediamo è cosa c'è dietro questa scelta scellerata: L'intrusione delle banche? La volontà di vendere lo stabilimento di Livorno? Una speculazione immobiliare? E infine, è così, che un partito, come la Lega, intende difendere il lavoro e l'industria italiana?”