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Presìdi nei porti, negli interporti e nelle aree della logistica. E una miriade d'iniziative capillari in tutto il Paese, in occasione dello sciopero generale organizzato per oggi lunedì 30 e domani martedì 31 ottobre da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti Uil nella logistica, autotrasporto, distribuzione e spedizione delle merci. La mobilitazione ha compreso anche la giornata di venerdì scorso, limitatamente alle aziende che svolgono servizi essenziali. Lo sciopero è stato indetto “per il rinnovo del contratto nazionale unico di settore per tutti (dipendenti diretti, indiretti, autotrasportatori, soci e dipendenti di cooperative e delle imprese di spedizione), unitamente alla richiesta di tutele, diritti, legalità, incremento della retribuzione e delle indennità, alla clausola sociale, alle internalizzazioni, al superamento del subappalto e al contrasto del fenomeno del distacco transnazionale.
Si tiene sempre oggi, lunedì alle 9.30, presso la Cassa Edile a Palermo, l'esecutivo unitario di Cgil, Cisl e Uil Palermo allargato alle segreterie. Si discuterà degli obiettivi della piattaforma unitaria che il sindacato sta presentando nei confronti in atto con il governo e che riguardano pensione, occupazione, lavoro, giovani, sanità e rinnovo contratti. Le segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil hanno lanciato una campagna di assemblee in tutti i luoghi di lavoro fino a metà novembre per informare sulle scelte di politica economica legate alla Legge di Bilancio.
Sempre oggi, poi, anche a Parma, è in programma l'Attivo unitario di tutte le categorie di lavoratori della provincia, convocato da Cgil, Cisl e Uil territoriali nell'ambito della mobilitazione dal titolo "Cambiare le pensioni. Dare lavoro ai giovani. Dalla legge di bilancio alla continuità dell'iniziativa sindacale". Anche in questo caso, l'incontro farà il punto sull'attualità del confronto in atto con il governo su pensioni, lavoro giovanile, difesa dell'occupazione e ammortizzatori sociali, sanità e contratti del pubblico impiego, e vedrà la presenza, tra gli altri, di Roberto Ghiselli, della segreteria confederale Cgil nazionale.
Slc Cgil, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni negli scorsi giorni hanno nuovamente sollecitato il ministro dello Sviluppo economico ad intervenire nei confronti di Sky Italia, "azienda che nelle ultime settimane, dopo il mancato accordo di agosto sulle procedure di licenziamento per 124 lavoratrici e lavoratori presso il ministero del Lavoro, ha inviato 63 lettere di licenziamento ai propri dipendenti". Dopo una prima iniziativa di mobilitazione a Roma i sindacati hanno annunciato una nuova mobilitazione, questa volta nazionale. Per questo domani 31 ottobre sarà sciopero per i lavoratori dell’intero gruppo, in tutti i siti aziendali: Milano, Roma e Sestu. Inoltre, come già preannunciato dai sindacati, è stato depositato un ricorso legale presso il Tribunale di Roma sulle modalità con cui l’azienda ha attuato i licenziamenti collettivi.
Dopo il rinvio dell’incontro del 9 ottobre deciso dal ministro Carlo Calenda, i sindacati hanno ricevuto l'invito da parte dei commissari straordinari di Ilva e dei rappresentanti di Am InvestCo Italy, ad un nuovo incontro presso il ministero dello Sviluppo economico, sempre per il 31 ottobre. Dopo la mobilitazione dei giorni scorsi con una grandissima adesione dei lavoratori di Ilva e delle istituzioni delle province interessate, i sindacati si presenteranno quindi al tavolo per riconfermare l’inaccettabilità dei 4.000 esuberi dichiarati e delle penalizzazioni delle condizioni economiche e normative, livelli retributivi, inquadramento e di anzianità. La Fiom nazionale ha fatto sapere che "parteciperà al tavolo di martedì 31 ottobre, senza le delegazioni territoriali. Le organizzazioni sindacali non sono state convocate dal Governo, come sarebbe stato opportuno, ma dall'azienda e dai Commissari. In quella sede valuteremo se ci sono le condizioni per riaprire il confronto”. I sindacati hanno anche avvertito che continueranno “per tutta la durata del negoziato, con lo stato di agitazione in tutti gli stabilimenti del gruppo Ilva e proseguendo gli incontri con le istituzioni locali".
Mercoledì prossimo, 1 novembre, è invece una giornata festiva. Così come sarà l'8 dicembre, il 25 e 26 dicembre. I sindacati dell'Emilia Romagna invitano quindi ad astenersi dal lavoro festivo i lavoratori del commercio e gli addetti di tutte le attività svolte all’interno dei centri commerciali. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil dell'Emilia Romagna infatti "confermano la netta contrarietà alle aperture festive nel settore del commercio". È infatti confermato anche da recenti sentenze che il datore di lavoro non può imporre al dipendente di lavorare in una giornata festiva e definisce illegittima l'eventuale sanzione disciplinare a punizione del rifiuto al lavoro festivo, se non vi sia stato preventivamente un assenso di quest’ultimo. Come noto, la liberalizzazione degli orari introdotta nel 2011 con il decreto “Salva Italia” ha in effetti eliminato ogni vincolo e regola in materia di orari commerciali, nel totale disinteresse degli effetti negativi prodotti su milioni di persone, in prevalenza donne, e sulle loro famiglie.
Il premier Paolo Gentiloni ha convocato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil il 2 novembre a Palazzo Chigi per parlare di legge di bilancio, pensioni e mercato del lavoro. Un incontro chiesto dagli stessi sindacati che intanto hanno avviato la campagna di mobilitazione mediante assemblee in tutti i luoghi di lavoro, sia per confrontarsi con lavoratori e pensionati sia per sostenere la piattaforma unitaria del 20 settembre scorso. L'incontro è previsto alle 16. Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo ritorneranno quindi a palazzo Chigi e l’oggetto dell’incontro sarà certamente l’innalzamento dell’età pensionabile. La richiesta dei sindacati – fin dal congresso Cisl di luglio dove fu proprio Susanna Camusso a proporlo – è il congelamento dello scatto che martedì scorso l’Istat ha certificato in 5 mesi e che porterà gli italiani in pensione a 67 anni dal primo gennaio 2019.
La tagliola della vertenza Almaviva scatterà invece il 3 novembre. Quel giorno, infatti, parte la procedura di licenziamento collettivo avviata per 1.666 persone dall'azienda, i trasferimenti forzati di 43 neo-mamme da Roma in Calabria e di altri 64 lavoratori da Milano. Accordi separati, promesse del governo (non mantenute) e commesse pubbliche (assegnate), la scelta dei vertici di spostare centinaia di postazioni in Romania. La vertenza Almaviva – il più famoso call center d'Italia – ha davvero tutti gli ingredienti per essere una delle più significative degli ultimi anni, col pericolo che diventi un precedente che abbassa ancora di più l'asticella dei diritti, semmai qualcuno ne sentisse il bisogno. Se n'è parlato in una conferenza stampa nella sede della Cgil nazionale, la scorsa settimana. Venerdì invece ci sarà questa nuova tappa.