Stanotte ha perso la vita Matteo Armellini, 32 anni, pochi mesi fa Francesco Pinna, 20 anni. Entrambi montavano un palco per un concerto, entrambi lavoravano in condizioni di rischio e insicurezza, entrambi erano giovani e avevano un'intera vita davanti. Essere giovani oggi significa anche questo: vivere in condizioni di precarietà estrema, magari essere chiamati a lavorare per una singola commessa, per pochi euro all'ora, senza formazione e senza le elementari norme di sicurezza. Un mondo del lavoro che in molti settori è una catena di appalti e subappalti con costi che devono essere sempre più bassi e livelli di responsabilità evanescenti".
"I giovani sono i primi a pagarne il prezzo: nel 2010, un infortunio sul lavoro su tre ha coinvolto un lavoratore sotto i 35 anni (246.207 denunce), così come un morto sul lavoro su tre (questo dramma riguarda 255 giovani morti sul lavoro in un anno e le loro famiglie). In cinque anni, tra il 2005 e il 2009, 44.478 lavoratori sotto i 35 anni hanno subito un danno permanente a causa di un incidente sul lavoro, ossia un’invalidità che li segnerà per il resto della loro vita. Per le malattie professionali, il conto sarà fatto nel futuro".
"Quel futuro di cui il governo si preoccupa troppo poco, talmente poco da aver introdotto nel decreto liberalizzazioni un ulteriore allentamento dei controlli. Non si può più parlare di fatalità, chiediamo politiche concrete per contrastare il modello di precarietà che ha stravolto l'intero sistema del lavoro e allo stesso tempo colpisce le persone più fragili, attraverso la logica perversa della riduzione dei costi e dei diritti". La denuncia è dei Giovani non + disposti a tutto della Cgil.
Giovani non +: un morto sul lavoro su 3 è under 35
Matteo Armellini come Francesco Pinna: entrambi lavoravano in condizioni di rischio e insicurezza
5 marzo 2012 • 00:00