“Le normative che sono state emanate sia dal governo sia dagli enti locali in quasi tutti i territori italiani, possono produrre esattamente l'effetto contrario del loro obiettivo, ossia una fuoriuscita dei giocatori dal sistema del gioco legale per entrare e incrementare quello del gioco illegale”. A dirlo è Danilo Lelli, responsabile del settore per la Filcams Cgil nazionale, in un’intervista concessa a RadioArticolo1, commentando lo sciopero di oggi (venerdì 16 dicembre) dei 150 mila addetti del comparto: “Noi abbiamo contezza di quali sono i rischi, i pericoli che possono nascondersi dentro queste attività di tipo ludico, e da tempo stiamo mettendo in campo campagne di informazione per i cittadini. Ma, d’altra parte, governo ed enti locali debbono fare attenzione a non mettere in atto iniziative che, per raggiungere un obiettivo positivo, rischiano di produrre esattamente il contrario”.
Le misure attuate dagli enti locali (come la restrizione degli orari di accesso o il “distanziometro”, ossia il fatto che non sarà più possibile gestire punti vendita legali a meno di 500 metri dai cosiddetti “luoghi sensibili”, come scuole, chiese o banche) e dal governo nazionale (sulla tassazione delle imprese e sul divieto della pubblicità) rischiano di produrre “effetti molto pesanti sul piano occupazionale: in Emilia potrebbe chiudere l'80 per cento delle sale di gioco legali, in Puglia vengono stimati circa 10 mila posti di lavoro in meno”. Lelli rimarca anche che nei luoghi di gioco legale “c'è un controllo anche sociale delle attività: una normativa, ad esempio, consente ai dipendenti di allontanare le persone che stanno esagerando o manifestano atteggiamenti ludopatici, cosa che ovviamente non succede nei sistemi di gioco illegali, dove invece questi atteggiamenti sono addirittura incentivati e sfruttati”.
L’obiettivo della Filcams è di avere una “giusta” regolamentazione del settore, da realizzare assieme a governo, enti locali e imprese. “Queste attività non vengono cancellate facendo chiudere i punti vendita del gioco legale, in questo modo le si consegna alla criminalità organizzata. E poi c’è il gioco online, ormai praticamente liberalizzato, con società che lo gestiscono che hanno sedi in altri paesi, spesso anche fuori della Comunità europea”, conclude Lelli: “Chiediamo al ministero dello Sviluppo economico l'apertura di un tavolo di confronto, con l’obiettivo di utilizzare tutti i correttivi possibili per rendere sostenibile il sistema. Noi siamo per un gioco pulito, corretto, e per garantire un’occupazione seria e responsabile”.