“Di quanto scende la spesa pubblica? È tutto scritto nel Def, Documento di economia e finanza” ricorda il viceministro Pietro Giarda, l'uomo della spendig review, intervistato da Il Messaggero. La tabella sul Conto economico delle amministrazioni centrali parla chiaro: la spesa corrente quest'anno dovrà scendere di 10 miliardi passando da 352 a 342 miliardi. Nel 2013 lo stesso comparto è in ulteriore dimagrimento a quota 339 miliardi. In tutto fanno 13 miliardi in due anni. Il calo previsto di tutte le voci della spesa corrente è netto: rispetto al 2011 le uscite per gli stipendi dei dipendenti pubblici (sempre solo delle amministrazioni centrali, quindi non degli ospedali o dei Comuni) scenderanno di 1,5 miliardi su 95, tantissimo; i trasferimenti complessivi calano di quasi 10 miliardi; i consumi intermedi (dall'acquisto delle penne agli appalti) viaggiano su una riduzione assoluta di 3,5 miliardi.

“Vent'anni fa, ai tempi dei miei primi incarichi di governo – ricorda Giarda –, la spesa pubblica corrente, escludendo pensioni e interessi che hanno una propria dinamica, cresceva in termini reali del 2-2,55 l'anno. Negli ultimi anni i governi hanno imparato a gestirla meglio e la crescita si è fermata. Il suo peso sul Pil non è più aumentato. Ora si tratta di farla scendere in senso assoluto”. Obiettivo difficilissimo, gli ricorda l’intervistatore. “Quando si tratterà di passare dai progetti ai fatti occorrerà una vera e propria task force”, dice il professor Giarda, che aggiunge: “Per quanto mi riguarda ho avuto collaborazione piena dai ministri e dalle strutture ministeriali. E non lo dico per diplomazia perché è ovvio che su questa materia convivono anche opinioni legittimamente diverse. Tuttavia da parte di tutti c'è la consapevolezza che la riduzione della spesa è un passaggio ineludibile”.