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Evidentemente gli "scioperi di avvertimento" della scorsa settimana hanno avuto l'effetto sperato: la Ig Metall, il sindacato tedesco dei metalmeccanici, che conta oltre 2,26 milioni di iscritti, ha raggiunto un accordo pilota per il Baden-Württemberg (Germania sud-occidentale) che lo stesso, ma anche diversi osservatori esterni, non esitano a definire storico.
Oltre a prevedere un aumento salariale del 4,3% per 27 mesi, infatti, l'accordo raggiunto introduce la settimana di 28 ore (quella normale è di 35 in Germania) per quei lavoratori che necessitano di tempo per assistere figli piccoli, familiari anziani o malati. La riduzione di orario - cui corrisponderà anche una riduzione salariale proporzionata, nonostante l'iniziale richiesta sindacale di un conguaglio - potrà essere sfruttata per un massimo di due anni, dopodiché il lavoratore potrà tornare all'orario normale senza alcuna penalizzazione. In cambio, i sindacati hanno concesso alle imprese la possibilità di proporre la settimana di 40 ore per i lavoratori che fossero interessati ad incrementare il proprio orario di lavoro.
L'accordo, applicato per ora solo alla regione di Stoccarda (che conta comunque circa 900 mila addetti nel settore, tra i quali quelli di Daimler, Porsche e Bosch), farà da apripista per il comparto, che a livello nazionale vede 3,9 milioni di impiegati. "Per troppo tempo la flessibilità dell'orario di lavoro è stato un privilegio nelle sole mani delle imprese - ha dichiarato Jörg Hofmann, leader dell'Ig Metall. "D'ora in poi i lavoratori avranno il diritto di scegliere di ridurre il proprio orario settimane di lavoro per se stessi, per la loro salute, per le loro famiglie. Questo accordo - ha concluso Hofmann - è una pietra miliare sul sentiero che conduce alla costruzione di un moderno e autodeterminato mondo del lavoro".
È "una strada alla quale guardare" e c'è "grande interesse sul tema dell'orario di lavoro": così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, commenta l'accordo pilota raggiunto dalla Ig Metall in Germania. Secondo Camusso, si tratta di una via da percorrere "non solo negli impianti dell'auto, a partire dal fatto che non bisogna aspettare il tempo che ci vorrà, come sostiene Confindustria, per avere salari più significativi e più dignitosi, ma per noi quello è il primo versante da cui partire". Camusso ha sottolineato che "l'accordo dice che la flessibilità guarda alle persone che lavorano, ai lavoratori, alle loro condizioni e non esclusivamente ai problemi di funzionamento degli impianti o della produttività. Quindi, credo che questo sia un tema che va proposto nella discussione".
Soddisfazione per l'accordo è stata espressa anche dalla Fiom Cgil. "Un modello che non può non fare da riferimento per il nostro Paese. Da noi ci sono salari bassi e orari lunghi: un modello da invertire" commenta il segretario generale Francesca Re David, precisando che "è una strada da seguire anche in Italia per puntare su meno quantità ma più qualita' del lavoro, per far fronte all'innovazione che cambia il modo di lavorare". Re David sottolinea come la flessibilità nell'orario di lavoro che risponde alle "esigenze dei lavoratori sia molto importante e significativa. Il tema oggi è come si valorizza e si redistribuisce il lavoro, e insieme la ricchezza". Va quindi riconosciuto al sindacato tedesco, conclude il segretario generale Fiom, "un duplice merito: aver riportato il contratto collettivo a discutere di riduzione di orario e aver aver scalfito il concetto di flessibilità oraria a uso e consumo delle imprese, sancendo il principio che sono i lavoratori a poter auto-determinare il proprio tempo di lavoro".