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Si avvicina il 13 giugno: la data fissata dal ministro Madia per la presentazione del disegno di legge per la riforma della pubblica amministrazione. I sindacati hanno inviato le loro osservazioni alle 44 domande/proposte del governo Renzi. Aggiungendone una quarantacinquesima: quella che invita l’esecutivo ha rinnovare il contratto bloccato da un anno con una perdita per i lavoratori, denuncia la Cgil, di circa 9.000 euro. Su questi temi è intervenuto questa mattina (29/5) a Radioarticolo1 Michele Gentile, responsabile dei settori pubblici della Cgil (qui il podcast). “Siamo in attesa di incontrare il ministro – ha detto Gentile –, che ci aveva promesso di convocarci prima del varo del disegno di legge. La prima cosa che le diremo è che non è possibile una riforma senza affrontare il tema della contrattazione. Abbiamo accolto con favore la dichiarazione secondo cui il blocco dei contratti è riferito solo al 2014. Solo che per sbloccare la situazione nel 2015 è necessario che nella legge di stabilità, che sarà presentata il prossimo settembre, devono essere previste le risorse necessarie. È a questo punto che vedremo se le parole di oggi si concretizzeranno”.
La principale critica che la Cgil rivolge alle ipotesi che circolano in questi giorni è la “mancanza di un progetto”. “Va bene semplificare, va bene accorpare – aggiunge il sindacalista –, ma tutto questo deve implicare una riorganizzazione dei servizi. Ecco, nelle famose 44 domande il tema della riorganizzazione non appare mai. Compare invece quello della mobilità. Ma attenzione, rischiamo di tornare all’antico, con gli spostamenti biblici del personale dal Sud al Nord. Se sposto i dipendenti da un luogo all’altro, se accorpo e riduco, senza un progetto complessivo di riorganizzazione, tutto questo serve a poco per il cittadino, che continuerà a fare file”. Un altro capitolo fondamentale per la Cgil è anche quello della valutazione dei dirigenti: “Era già scritto nella Bassanini – dice Gentile –, ma nessun governo lo ha mai fatto, preferendo il più semplice slogan della licenziabilità che mi sembra una scorciatoia, forse anche poco praticabile”.
Ma per un reale miglioramento della qualità dei servizi è necessario anche riprendere le assunzioni, “mirate e non generalizzate”, anche per “rinnovare e ringiovanire l'amministrazione pubblica, portando nuove professionalità al suo interno. Ma pensare che tutta questa operazione possa essere fatta con il cosiddetto ‘trattenimento in servizio’, che non credo riguardi più di 400-500 persone mi sembra difficile – spiega il dirigente Cgil –. Bisogna invece liberare gli enti locali dai vincoli rigidissimi cui devono sottostare: il patto di stabilità, il tetto del 50% di spese del personale sulla spesa corrente, il turn-over sugli organici 2009 e il fatto che nel novero degli organici dei dipendenti dei Comuni entrano pure quelli delle società. Insomma, oggi assumere è praticamente impossibile”.
In ogni caso, per la Cgil, insieme alla riforma bisogna parlare dei contratti. Cinque anni di blocco per 3 milioni e 300.000 persone implicherebbero una grande quantità di risorse da impegnare. “Certamente – conclude Gentile –, ma si può ragionare, capire quali sono i parametri. L’importante è ripartire con la contrattazione, per la qual cosa però è necessario togliere di mezzo la legge Brunetta che la impedisce. Delle risorse si può discutere, si può pensare che aumentino gradualmente negli anni. L’importante è sedersi intorno a un tavolo”.