“Esiste ancora una difficoltà elevata nell’offrire alla numerosa platea di under 30 registrati a Garanzia Giovani tutti gli interventi opportuni, e, soprattutto, emerge e preoccupa la bassa qualità delle misure proposte. Vi sono molti nodi su cui, anche attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, è necessario operare delle correzioni per implementare e ridefinire il programma”.
Queste le parole con cui i segretari confederali della Cgil Giuseppe Massafra e Tania Scacchetti commentano i dati su Garanzia Giovani diffusi oggi dal ministero del Lavoro.
Massafra e Scacchetti sottolineano come la maggior parte delle misure di attivazione sia “fatta da tirocini con un debole contenuto formativo e, in troppi casi, utili solo per una mera riduzione del costo a carico delle imprese”, mentre sono “decisamente residuali le misure di attivazione che prevedono la proposta di un contratto di lavoro, tra cui l'apprendistato”.
“Fra tutti i destinatari - proseguono - i soggetti più deboli, quelli con un minore bagaglio di competenze spendibili e dunque più bisognosi delle misure previste da Garanzia Giovani, rischiano di essere maggiormente penalizzati”.
Per la Cgil “Garanzia Giovani può essere uno strumento importante, ma perché lo diventi concretamente è necessario affrontare queste ed altre criticità che rischiano di svilire e deprimere ulteriormente un’intera generazione”. “Per contrastare le note e drammatiche percentuali della disoccupazione giovanile – continuano Massafra e Scacchetti – non è rinviabile una discussione su un piano straordinario per l’occupazione giovanile, come proponiamo da tempo”.
“È altrettanto necessario – aggiungono – cambiare la condizione di precarizzazione e svilimento delle condizioni del lavoro in atto nel nostro Paese, che danneggia principalmente le giovani generazioni. Per questo la Cgil è in campo con la Carta dei diritti Universali e i due referendum a sostegno per l’abolizione dei voucher e a favore della piena responsabilità solidale nel sistema degli appalti - ricordano infine i dirigenti sindacali, secondo cui “la possibilità di un Paese migliore, che guardi alle giovani generazioni come il vero soggetto di investimento, passa anche da una diversa idea del lavoro e dei diritti”.