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Il programma Garanzia Giovani può essere un'occasione per valorizzare opportunità e modelli a favore dei ragazzi lucani che non lavorano e non studiano, ma sicuramente – di per sé – non crea occupazione aggiuntiva. Per creare migliaia di posti di lavoro servono politiche industriali, investimenti pubblici e privati, un’amministrazione più efficiente, secondo le proposte contenute anche nel Piano del lavoro unitario di Cgil, Cisl e Uil della Basilicata. Questo ovviamente non vuol dire rinunciare a mettere le mani nel piatto, a condizionare il Piano di attuazione regionale della Garanzia Giovani, non provare cioè a individuare priorità e processi che coinvolgano al massimo i diretti interessati, chiamando a responsabilità anche il mondo delle imprese, per un impiego virtuoso dei circa 17 milioni di euro riconosciuti alla nostra regione. In queste parole, tratte dal testo della piattaforma unitaria presentata lo scorso 5 giugno giugno, ci sono tutte le ragioni che hanno indotto il sindacato a chiedere un tavolo di confronto alla giunta regionale e alle forze imprenditoriali, per giungere a un'intesa complessiva sul programma Garanzia Giovani in Basilicata, siglata il 10 luglio scorso.
Del resto, i numeri parlano chiaro e, con alcune specificità, raccontano il dramma di una generazione e di un territorio: in Basilicata nel 2013 il fenomeno dei giovani fino a 29 anni che non studiano, non frequentano corsi di formazione e neppure lavorano interessa ben 32 mila unità, pari 31,7 per cento della corrispettiva popolazione giovanile. Il principale motivo d’inattività dei giovani Neet della Basilicata è lo scoraggiamento (35 per cento), seguito dall’attesa degli esiti di passate azioni di ricerca (22), dalla cura della famiglia (17) e dalla recente fine di percorsi di studio o formazione professionale (14 per cento). Il livello d’istruzione ha di solito una forte relazione con lo stato di Neet, ma i giovani della Basilicata che hanno la maggiore probabilità di cadere in questa condizione sono in possesso di un diploma di qualifica professionale, laureati o hanno conseguito il diploma d’istruzione secondaria superiore.
Da qui un’apparente contraddizione che, in realtà, intreccia la qualità del tessuto produttivo lucano alla base di un lavoro povero assai diffuso: il livello d’istruzione dei Neet è nettamente superiore a quello dei non Neet, in quanto i giovani che hanno la più bassa probabilità di divenire Neet sono proprio quelli che hanno conseguito al massimo la licenza media: questo perché, nell’attuale situazione di crisi economica della regione, si assumono prevalentemente giovani per lavori non qualificati nei servizi e nell’industria (che a differenza di altre regioni meridionali ha un peso sul Pil locale di circa il doppio).
Partendo da questa fotografia (che non fa i conti con i circa 3.000 lucani che finora si sono iscritti al programma Garanzia Giovani fuori regione, perché parte di flussi migratori purtroppo cresciuti negli ultimi tre anni di oltre il 35 per cento) si è quindi lavorato per concentrare le risorse sulla misura che più potrebbe dare frutti nel breve periodo (lo strumento dei tirocini formativi), con immediato trasferimento economico nelle “tasche” dei ragazzi, su un intervento mirato per i 1.000 minori che hanno conseguito esclusivamente la licenza media (attraverso una sorta di “contratto” di frequenza ad attività formative, di impresa, di auto impiego), sul servizio civile e sull'apprendistato di alto livello, riducendo al minimo i costi “strumentali” e operando un'operazione di sistema, con altre risorse più significative (dai 5 milioni individuati nella recente legge finanziaria regionale, ai 10 della riprogrammazione 2007-2013 del vecchio ciclo comunitario, agli eventuali 4 milioni del cosiddetto decreto Letta ecc.), per poi favorire la trasformazione di queste esperienze in contratti di lavoro.
Nel protocollo di intesa del 10 luglio, Cgil, Cisl e Uil, Confidustria, Alleanza Cooperative, Rete Impresa Italia, Confapi e Regione Basilicata hanno convenuto che, “congiuntamente a una forte azione di contrasto alla dispersione scolastica, il tirocinio deve rappresentare la principale misura all'interno del Piano di attuazione regionale Garanzia Giovani”; e inoltre che “le imprese che ospiteranno i tirocini (sia di durata fino a 6 mesi che fino a 12 mesi) integreranno il corrispettivo riconosciuto al giovane (450 euro mensili) con un ulteriore contributo non inferiore a 150 euro mensili”; che “la Regione, al fine di innescare un meccanismo virtuoso tra le misure di cui al programma Garanzia Giovani e altri strumenti e fondi si impegna a individuare meccanismi fortemente premianti a favore dei datori di lavoro privati ospitanti che, al termine o durante lo svolgimento del tirocinio di cui alla Garanzia Giovani, assumano a tempo indeterminato, i tirocinanti stessi (la Regione si impegna a verificare l'estensione di tali meccanismi premianti anche per i giovani partecipanti a progetti di servizio civile in Basilicata, ndr)”.
Di conseguenza, nel protocollo sono state condivise tra forze sociali e Regione anche le ripartizioni economiche dei 17 milioni circa assegnati dal programma Garanzia Giovani alla Basilicata: 7 milioni per favorire l'attivazione di circa 1.500 tirocini formativi; 2 milioni specificatamente rivolti ai minorenni che hanno abbandonato la scuola e non lavorano; 2 milioni per il reinserimento in percorsi formativi mirati; 1,2 milioni per il servizio civile; un milione per apprendistato di alto livello e mobilità transazionale e poco più di 2 milioni per i Centri per l'impiego e la loro attività di orientamento e presa in carico. Ovviamente, come parti sindacali siamo soddisfatti per il lavoro fatto, soprattutto per aver condiviso con la Regione la scelta di concentrare le risorse su pochi interventi mirati, ed è importante sottolineare come sui tirocini ai giovani verrà garantito un corrispettivo minimo di 600 euro al mese, con un contributo di almeno 150 euro a carico delle imprese, dentro una normativa regionale sui tirocini che – per percentuali massime di utilizzo, coinvolgimento delle Rsu e dei sindacati, tempi minimi di durata ecc. – ci mette abbastanza al riparo anche da possibili “effetti sostituzione” in termini occupazionali. Positiva è stata anche la condivisione di una filosofia: attivare un circuito virtuoso per incentivare i contratti a tempo indeterminato, secondo una logica di interventi di sistema, da “pluri fondo”, mettendo così a regime risorse diverse (nazionali, regionali e comunitarie) con un'unica finalità: dare ai giovani un’occasione e un lavoro.
* segretario generale Cgil Basilicata