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Maria Grazia Gabrielli è, da circa una settimana, la nuova segretaria generale della Filcams, e con i suoi 43 anni risulta la più giovane donna eletta ai vertici di un sindacato di categoria della Cgil. Stamattina è stata ospite di Italia parla, la rubrica quotidiana di Radioarticolo1 (QUI IL PODCAST). Temi del'intervista, la crisi economica e il sindacato, il lavoro precario assai diffuso nei settori del commercio, turismo e servizi, il Jobs act e i provvedimenti del governo Renzi sul lavoro, un bilancio del decreto Poletti, la questione dell'articolo 18 e le prossime iniziative di mobilitazione della Filcams.
"Il problema del sindacato – ha esordito la neo-segretaria generale –, immagine reale del mondo del lavoro, è quello di dover dare sempre più risposte a una crisi lunga e profonda, che ha evidenziato in maniera esponenziale problemi drammatici, come la mancanza di lavoro, la precarietà esasperata, l'assenza di prospettive per il futuro. Ragion per cui, senza provocare fratture generazionali tra lavoratori, ma al contrario declinando quotidianamente il concetto di solidarietà, dobbiamo saper leggere i nuovi scenari del mondo del lavoro che riguardano soprattutto giovani, donne, migranti".
La Filcams, dal suo recente ultimo congresso in poi, ha delineato una serie di obiettivi per la categoria: "Da un lato – rileva Gabrielli –, c'è la necessità di essere assai presenti, più di quanto lo siamo stati sinora, nel commercio, turismo e servizi, settori finora rimasti ai margini, malgrado siano fondamentali per l'economia del Paese e dove lavorano milioni di lavoratori, spesso in condizioni disagiate. Dovrebbero essere comparti da valorizzare, su cui progettare e investire, creando prospettive per dare lavoro e poter parlare di qualità, di politica di sviluppo, al fine di far uscire l'Italia dall'odierna situazione di crisi e difficoltà. Dall'altro lato, c'è il ruolo del sindacato, che deve agire attraverso la contrattazione a tutti i livelli – nazionale, territoriale e aziendale –, per dare risposte ai lavoratori, estendendo diritti e tutele in particolare a chi oggi ne è privo e vive in condizioni di precarietà ai margini del mercato del lavoro".
Ma parlare di commercio e servizi significa anche affrontare la questione del calo dei consumi e del crollo del turismo. "Il primo aspetto – precisa la dirigente sindacale – è purtroppo una preoccupazione di prospettiva, perchè la deflazione sta condizionando di molto il potere d'acquisto delle famiglie. E i riflessi negativi del quadro economico sui nostri settori sono immediati, come evidenziano gli ultimi dati sui consumi. Permanendo una tale situazione, lo scenario futuro sarà ulteriormente drammatico. La crisi e la riduzione dei fatturati di molte imprese renderanno ancora più impraticabile il rinnovo dei contratti nazionali, soprattutto sul piano salariale. Ma la preoccupazione maggiore che abbiamo riguarda la precarietà, specchio di una situazione in cui non si riesce più a creare lavoro, mentre aumenta la disoccupazione e peggiorano le condizioni di chi un lavoro ce l'ha, anche a tempo indeterminato, che nei nostri comparti non è certo sinonimo di stabilità, prospettive e tranquiliità. È lì che dobbiamo intervenire con tutte le nostre forze per mantenere il lavoro che c'è, non potendo contare su un sistema di ammortizzatori sociali all'altezza, destinato a ridursi ancora di più nei prossimi anni".
In merito alle ultime dichiarazioni del Presidente del Consiglio in Parlamento sulle regole del lavoro, Gabrielli ha risposto così: "Le regole del lavoro devono essere chiare, devono far parte di un modello. Ma poi bisogna vedere come quel modello viene riempito di contenuti. Fare chiarezza, per noi significa ridurre il numero di tipologie contrattuali, vuol dire non negare l'esigenza di flessibilità di lavoro in entrata, mettendo a punto però anche un meccanismo che crei prospettive e non solo precarietà. A tale proposito, noi abbiamo alcune idee, che riguardano sia lavoratori che imprese, su cui speriamo di poterci confrontare con il governo".
Sul decreto Poletti, il giudizio della neo-segretaria della Filcams è netto: "Ha prodotto più assunti, ma più precari e quindi, riferito al nostro settore, sono aumentate le ansie e le preoccupazioni delle persone, perchè con un contratto a termine non possono soddisfare le loro esigenze, dal mutuo di una casa all'acquisto di un bene, o semplicemente avere un'idea certa del proprio futuro. A lungo termine, una situazione come questa causerà un danno alle giovani generazioni, costretti a operare senza prospettive. Per quanto riguarda il nostro settore, ci appprestiamo a monitorare la situazione anche a proposito del contratto di apprendistato, su cui si era fortemente investito anche in passato soprattutto nel commercio e nel turismo, considerato una modalità utile di inserimento nel lavoro dei giovani".
Infine, Gabrielli ha commentato il disegno di legge delega sul lavoro del Governo, in discussione in Parlamento. "Spero che il filo conduttore del Jobs act non sia quello di limitarsi a dire che per riformare il mercato del lavoro bisogna cancellare le norme esistenti e che rappresentano una tutela per tutti. Mi riferisco all'articolo 18, dove mi auguro che il dibattito non si concentri lì, e che invece si tenga presente che la vera necessità sia quella di poter creare un sistema di politiche attive del lavoro, con regole certe che guardino all'inclusione e che quindi riducano la condizione di precarietà, aumentando le prospettive dei giovani e soprattutto di chi ha perso il lavoro e ha difficoltà a ricostituire la propria posizione lavorativa, dando certezze a se stesso e alla propria famiglia. Ad ogni modo, il mercato del lavoro è un argomento che va comunque affrontato: noi non abbiamo pregiudiziali in merito, ma limitarsi a una discussione su una riforma del lavoro sarebbe insufficiente se prima non ci fosse un'idea di come far ripartire il Paese, attraverso risorse e investimenti, in un intreccio tra pubblico e privato. Per questo, scenderemo in piazza, per portare avanti le nostre idee e difendere tutti coloro che quotidianamente vivono in condizioni precarie o accettano situazioni che li tengono ai margini di un lavoro dignitoso. Con loro ci mobiliteremo, per dire che c'è una parte del Paese che vuole lavorare e si batte per il cambiamento, auspicando un futuro migliore".