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Prosegue il depauperamento della logistica ferroviaria toscana: dopo l’allarme della Filt Livorno in merito alla chiusura del deposito manutenzione rotabili, che metterebbe in discussione il rilancio dell’attività commerciale del porto, ora è la volta di Grosseto con la chiusura del deposito e il trasferimento a Roma di 29 macchinisti.
"Una perdita di posti di lavoro che il territorio maremmano proprio non può permettersi", afferma in una nota il segretario generale della Filt Cgil di Grosseto, Fabrizio Gambelli. “Il settore merci in città funziona – spiega il sindacalista – e non merita una tale penalizzazione, senza contare una ulteriore precarizzazione del lavoro in Maremma, dove andrebbero a sparire 29 posti di lavoro stabili, che richiedono alte professionalità, in un contesto dove l’offerta occupazionale è principalmente turistica e quindi stagionale, con tutte le conseguenze del caso”.
L’alta professionalità dei lavoratori coinvolti dai trasferimenti è una ulteriore complicazione: “29 persone – prosegue Gambelli – sono state trasferite dall’azienda in modo unilaterale a Roma, questo significa che all’inizio del turno i lavoratori dovranno prendere servizio nella Capitale e non più a Grosseto, dove una ricollocazione, vista la loro alta specializzazione, è difficile per non dire impossibile”.
La Toscana ha già pagato un contributo pesante nel processo di riorganizzazione avvenuto 5 anni fa, non si possono chiedere ulteriori sacrifici – sottolinea il responsabile del settore Filt Livorno, Filippo del Duca – particolarmente alla costa, dove insistono 3 aree di crisi complessa, due delle quali in provincia di Livorno e nel cui processo di rilancio la logistica è fondamentale e per cui è paradossalmente prevista una ulteriore infrastrutturazione. La politica di smantellamento del merci, in questo quadro, è assolutamente contraddittoria”.
“Il bilancio di Trenitalia Divisione Cargo non si risana con interventi spot – aggiunge Giuseppe Consiglio, Rsu Filt Cgil - si risanerebbe investendo negli scali merci e nei presidi di condotta come Grosseto, mentre invece se ne chiudono 65. Sarebbero necessari investimenti in termini di acquisizione di materiale rotabile, nel progetto invece si riduce la flotta delle locomotive elettriche di 76 unità e, piuttosto che mettere in atto un ricambio generazionale che porti all’acquisizione di professionalità specifiche ed energie nuove su cui investire, nel progetto è previsto un taglio di circa 1000 lavoratori. Eppure il bilancio FS del 2015 si chiude con un utile netto di 464 mln/€, con un incremento del 53,1% rispetto al 2014”.
Dalle strutture nazionali e regionali dei sindacati, già all’inizio del mese di agosto, sono arrivate pesanti diffide all’azienda dal procedere con i tagli annunciati “L’azienda – conclude Marco Chellini, della Filt Toscana – sta cercando di operare tagli senza accordi con le organizzazioni sindacali, in un quadro normativo fuori dal contratto nazionale e, pertanto, illegittimo. Da tempo chiediamo un confronto, previsto e necessario, visto in primis il pesantissimo impatto che i tagli avranno ha sulla vita dei lavoratori. In mancanza di positivo e rapido riscontro attiveremo tutte le forme di contrasto necessarie”.