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Si accenderanno sabato 10 luglio i motori della prima centrale italiana a olio di Palma: alimenterà la cartiera di Guarcino, piccolo centro in provincia di Frosinone. Il progetto è frutto della partnership tra Ceg (50%), Cartiere di Guarcino (20%) e Finanziaria Valentini (30%), attraverso la società Beg (Bio energia Guarcino). “Abbiamo fatto un investimento di circa 20 milioni di euro - sottolinea l’ad di Beg, Massimo Giorgilli - che permetterà di dare nuove opportunità occupazionali grazie al rilancio della cartiera ottenuto dal risparmio sulla bolletta”. L’impianto avrà una potenza di 20,5 megawatt e, secondo i calcoli della stessa Ceg, “consentirà un risparmio di 2 milioni l’anno”.
I motori della centrale partiranno però tra le polemiche. In Ciociaria, infatti, sono in molti a temere per l'inquinamento e in questi anni si è susseguita una lunga serie di polemiche sollevate da molte associazioni e da una grossa parte della popolazione. Inizialmente il Comune aveva addirittura annunciato la volontà di essere “spostato” nel vicino Abruzzo per bloccare i fondi regionali destinati all’operazione, provocazione poi rientrata. Nel frattempo il percorso per le autorizzazioni è andato avanti fino ai giorni scorsi, quando il sindaco di Guarcino, Giuseppe Di Vico, ha scritto al presidente della Provincia Antonello Iannarilli sottolineando che la richiesta di un sopralluogo per verificare il rispetto delle prescrizioni non è mai stata soddisfatta, annunciando anche l’intenzione di rivolgersi al giudice ordinario.
L’azienda ha comunque ottenuto i permessi e potrà accendere i motori della nuova centrale, dove ci sono 120 lavoratori che non perderanno il posto. Anzi, c'è stata anche la promessa di assunzioni se dovesse essere riattivata la seconda linea, al momento ferma. “Il sindacato - spiega il segretario provinciale della Slc Cgil, Giuseppe Di Pede - si è mosso sollecitando tutti gli attori che dovevano rilasciare le autorizzazioni. Abbiamo chiesto di rispettare i limiti delle emissioni, i tecnici ci hanno assicurato che sarà così. Il nostro obiettivo è duplice: rispettare l’ambiente e difendere l’occupazione”. Adesso, prosegue Di Pede, “vigileremo sul rispetto dell’accordo firmato oltre un anno con tutte le istituzioni in cui l’azienda si è impegnata a rimanere in provincia di Frosinone”.
Quello di Guarcino, in realtà, è solo l’ultimo caso di una cartiera in crisi per i costi delle bollette. Negli ultimi due anni e mezzo hanno chiuso oltre 20 fabbriche, con la perdita di oltre 1.500 posti di lavoro e tra le vittime ci sono anche marchi storici come Pigna. Le sofferenze derivano dal costo dell’energia e delle materie prime che compongono oltre il 70% del costo totale, aggravate dal fatto che in Italia, rispetto all’estero, la bolletta costa il 30% in più. “Nel frusinate - conclude Di Pede - c’è un distretto della carta che non ha investito nulla per rinnovare le fonti energetiche. Ogni fabbrica si sta costruendo la propria centrale, a olio di Palma come a Guarcino oppure a metano, come è accaduto a Sora. Senza una vera innovazione è difficile salvarsi, al distretto manca una politica comune sull’energia”.