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"Nessuna vittoria, perché è un termine fuori luogo di fronte a una crisi che ha cancellato centinaia di migliaia di posti di lavoro in Italia e oltre 20 mila in questa regione. La conversione in legge del decreto su voucher e appalti, però, può essere un’inversione di tendenza dopo anni di leggi e di politiche sul lavoro che hanno favorito una costante crescita della precarietà". Il segretario della Cgil Friuli Venezia Giulia, Villiam Pezzetta, guarda oltre la legge definitivamente approvata dal Senato, spostando l’obiettivo sulla Carta dei diritti del lavoro, la proposta di legge costituzionale presentata dalla Cgil con il sostegno di 1,1 milioni di firme. Per sostenere il suo iter parlamentare, avviato nelle scorse settimane, la Cgil ha indetto una manifestazione nazionale per il 6 maggio, che vedrà una folta partecipazione anche dal Fvg, da dove partiranno circa 500 manifestanti tra iscritti, attivisti e dirigenti.
"Questo Paese deve ripartire dal lavoro, sia creando nuova occupazione, vera e non precaria, sia rivedendo le regole di un mercato del lavoro che vede un numero crescente di persone escluse dal perimetro dei diritti e delle tutele. Un’emergenza, questa, che riguarda soprattutto i giovani, che sono i più colpiti dalla disoccupazione, dalla precarietà e dalla diffusione del lavoro povero, cresciuto anche attraverso strumenti come i voucher».
Una conferma di questa crisi generazionale, secondo Pezzetta, arriva anche dai numeri del mercato del lavoro regionale, dove gli under 34 rappresentano poco più di un occupato su 5. "Nella fascia sotto i 35 anni – spiega Pezzetta – siamo scesi dai 152 mila occupati pre-crisi, quasi il 30% del totale, ai 103 mila del 2016, poco più del 20%. Se raffrontiamo questi numeri con la popolazione, scopriamo che il tasso di occupazione fra gli under 34 è sceso in otto anni dal 60% al 47%".
Di fronte a questa emergenza, sostiene ancora il numero uno della Cgil Fvg, non si può insistere con soluzioni fatte di contratti atipici e precari: "Siamo i primi a dire che il lavoro non si crea per legge – spiega – ma non si può continuare a proporre ricette fatte a base di voucher, precarietà e lavoro povero. Servono politiche capaci di rilanciare gli investimenti privati, sostenere l’infrastrutturazione e la messa in sicurezza del territorio, contribuendo anche al rilancio dell’edilizia, e strategie mirate su ricerca, istruzione, formazione e riqualificazione professionale, perché solo così le nostre imprese e il lavoro potranno riprendere a crescere".