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Ancora un volta Legnano ha ricordato i deportati della retata nazifascista alla Franco Tosi del 5 gennaio 1944, un capitolo fondamentale della grande ondata di scioperi nel Nord Italia iniziata l’anno prima. La cerimonia, a cui ha partecipato tra gli altri il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha intrecciato il ricordo del passato con una riflessione sul presente della Tosi.
Il racconto di quella tragica giornata è ancora vivo, nei ricordi e nella memoria storica. È la mattina del 5 gennaio 1944. Da alcune settimane alla Franco Tosi di Legnano, grande e antica fabbrica metalmeccanica produttrice di turbine - nella quale lavorano oltre 5.000 persone - c’è molto fermento. È, infatti, in corso un'importante trattativa per l'equiparazione dei salari a quelli di altri stabilimenti lombardi, per l'aumento della razione di pane e per la mensa. Dopo alterni momenti in cui sembra che le trattative vadano in porto, la mattina del 5 gennaio gli operai della Franco Tosi si raccolgono nel corrile per parlare della loro lotta, e, una volta saputo della totale chiusura della direzione aziendale a trattare, occupano gli uffici dei dirigenti. Del fatto viene immediatamente informato il generale delle SS, Otto Zimmermann, cui è stata affidata la repressione degli scioperi nell’Alta Italia. Nel pomeriggio dello stesso giorno due camion pieni di SS varcano il cancello della Franco Tosi. Nel piazzale centrale, intanto, si sono radunati migliaia di operai, mentre reparti fascisti si collocano all’esterno della fabbrica a presidiare gli ingressi.
A questo punto, la cronaca si fa concitata. Le SS scendono dai camion e puntano le mitragliatrici contro i manifestanti. Con un altoparlante ordinano ai lavoratori di ritornare in fabbrica. Nessuno si muove. Il comandante ordina di fare fuoco ma le raffiche fortunatamente non fanno né morti né feriti. Subito dopo scatta la caccia ai rappresentanti sindacali e ai lavoratori antifascisti più noti. I tedeschi sperano, infatti, di mettere fine agli scioperi iniziati nel marzo dell’anno precedente e che stanno “sconvolgendo” il Nord del paese. Vengono arrestati una sessantina di lavoratori e portati nel carcere di San Vittore. Nella notte reparti tedeschi e fascisti arrestano anche alcuni antifascisti legnanesi. Alla fine vengono trattenuti nove lavoratori, quasi tutti appartenenti alla Commissione Interna, che vengono mandati prima a Fossoli, poi, l’11 marzo del ’44, a Mauthausen, dove vengono classificati come prigionieri politici. Sette di loro muoiono di fame, lavoro forzato e malattie, solo uno solo sopravvive.
Oggi, 19 gennaio 2016, come ogni anno ininterrottamente dal 1945, Legnano ha reso onore a Carlo Ciapparelli, Pericle Cima, Alberto Giuliani. Carlo Grassi, Francesco Orsini, Angelo Santambrogio, Ernesto Luigi Venegoni, Antonio Vitali. Sono stati ricordati anche Paolo Arturo Cattaneo e Natale Morandi che riuscirono a far ritorno a casa, e tutti i caduti della Franco Tosi che hanno partecipato alla lotta di Liberazione. Alla manifestazione, patrocinata dai sindacati dei metalmeccanici insieme alle Rsu della Franco Tosi, al Comune, all'ampi sezione "Mauro Venegoni" e all’Aned di Legnano, era presente anche il segretario generale della Cgil Lombardia Elena Lattuada.
Come da tradizione, la cerimonia si è aperta con la fermata dei lavori. Poi alle 9.30 le lavoratrici e i lavoratori della Tosi si sono radunati in reparto, dove hanno ascoltato i discorsi ufficiali. È poi partito un corteo che ha attraversato le vie cittadine per arrivare fino al cimitero, dove davanti alle tombe vuote dei deportati ha parlato il presidente dell'Anpi di Legnano Luigi Botta. A commemorare la memoria dei caduti, insieme a un rappresentante della Rsu, ad alcuni studenti e al sindaco di Legnano Alberto Centinaio, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso in veste di oratore ufficiale.
Al rappresentante della Rsu Alberto Varoli, dopo aver ripercorso i tragici fatti del '44, è toccato il compito di ricordare anche le difficoltà profonde nelle quali versa oggi l'azienda. Ancora 40 dipendenti sono fuori dalla fabbrica, nonostante ci siano nuove commesse e un forte carico di lavoro. I 180 che oggi sono al lavoro chiedono a gran voce il reintegro dei colleghi.
Particolarmente significativi gli interventi degli studenti: "Come ce li immaginiamo gli eroi? Quelli della Franco Tosi, come gli altri, erano persone normali. Non volevano morire, non volevano dire addio ai loro cari e ai bei giorni della propria vita".
Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso ha ricordato come ognuno di noi debba profonda gratitudine a chi ha combattuto il nazismo e il fascismo in questo paese, perché è “grazie alle loro scelte che noi oggi siamo donne e uomini liberi. Alla Tosi c'erano persone che facevano attività sindacale, scioperavano e lottavano quando per farlo si rischiava la vita. Cosa dava loro questa forza? Gliela davano le idee e, soprattutto, l'idea di un mondo migliore, della democrazia, della libertà. Non erano incoscienti, erano straordinariamente consapevoli”.
Con gli scioperi iniziati nel ’43, ha proseguito la sindacalista, “le fabbriche in questo paese le difesero i lavoratori, contro il governo fascista che le avrebbe cedute ai nazisti. Ecco la forza delle idee. Anche nelle lotte di oggi contro il terrorismo, le idee e la speranza nel futuro sono il patrimonio fondamentale che i combattenti partigiani ci hanno lasciato. Insegnandoci anche che l'organizzazione dei lavoratori rappresenta il punto di forza della democrazia. E così, come un tempo si chiedeva salario, pane e carbone, oggi dobbiamo chiedere di porre riparo alle disuguaglianze”.
Un aspetto che colpisce nella lotte eroica dei lavoratori della Tosi, ha sottolineato Camusso, è quello dell’età dei protagonisti. “Per noi è un monito: smettiamola di escludere i giovani dalla vita sociale e dal lavoro. Questo è un altro dei temi che parla dell'oggi, della possibilità per i giovani di dare il proprio contributo, di partecipare allo sviluppo della democrazia nel nostro paese”.
Siamo contenti, ha detto infine Camusso, “di poter tenere questa celebrazione dentro la Franco Tosi, in una fabbrica ancora viva e per la quale molto il sindacato ha combattuto. Ora chiediamo che rientrino anche coloro che sono furi dalla fabbrica. E chiediamo che tutti possano lavorare in piena libertà e democrazia".