"Nel giorno del passaggio di consegne dalla gestione commissariale al nuovo sindaco, apprendiamo che un altro impegno preso dalla gestione commissariale, quello di liquidare nelle buste paga di giugno le quote residue del salario di produttività, non è stato mantenuto. La sgradita sorpresa, in assenza di alcun tipo di comunicazione, si paleserà ai lavoratori con le prossime buste paga. Si taglia nuovamente il salario, stavolta contravvenendo alle stesse decisioni unilaterali comunicate dall’amministrazione". Così Natale di Cola, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl di Roma e Lazio.
"Il fatto qualifica, da un lato, la gestione commissariale come responsabile di un ulteriore bluff a danno dei dipendenti, dall’altro, fotografa impietosamente il livello di una dirigenza che al tavolo aveva garantito il saldo del salario di produttività 2015, con tanto di firma originale in calce a un documento ufficialmente consegnato alle organizzazioni sindacali, in data 7 aprile 2016", aggiungono le tre sigle confederali.
"Le lavoratrici e i lavoratori di Roma Capitale, che hanno lavorato rispondendo alle direttive dell'amministrazione e offrendo le prestazioni contrattualmente richieste, ricevono in cambio uno sberleffo e un ulteriore danno economico. Condizione inaccettabile, che oltrepassa ogni limite, e che non può passare impunita: incaricheremo i nostri studi legali per la messa in mora dell’amministrazione. Chiediamo alla nuova giunta capitolina d'intervenire con la massima urgenza, per ripristinare la legalità e i diritti dei lavoratori ad avere in busta paga quanto indebitamente sottratto. Inoltre, è assolutamente necessario adottare scelte organizzative che valorizzino il lavoro dei dipendenti ed i servizi alla città", continuano i dirigenti sindacali.
"Occorre chiudere, una volta per tutte, la campagna persecutoria che da due anni subiscono i dipendenti capitolini. Il primo passo, ineludibile, è l’apertura del tavolo di confronto, per restituire a Roma Capitale e ai romani un contratto integrativo che superi l’atto unilaterale e si occupi dell'offerta dei servizi, oltre che della tutela del salario di chi lavora al servizio della comunità", concludono i sindacalisti.