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Una soluzione immediata per i quasi duemila precari dei centri per l’impiego, così come per i circa ottomila dipendenti a tempo indeterminato, senza la quale partirà la mobilitazione. Ad annunciarlo è la Fp Cgil nazionale, sostenendo che, “a distanza di sette mesi dall’esito del referendum sulla riforma costituzionale, sono ancora in attesa i precari dei centri per l’impiego, così come i 7.760 dipendenti a tempo indeterminato degli stessi centri”.
Alla luce del referendum dello scorso 4 dicembre, infatti, “manca ancora una soluzione definitiva all'assetto istituzionale delle politiche attive del nostro Paese e quindi permane l'incertezza sul futuro di un servizio essenziale in una fase di crisi economica”. Per quanto riguarda il personale, spiega il sindacato, “quest’ultimo è ancora dipendente delle Province e delle Città metropolitane, nonostante la competenza in materia non sia delegata a questi enti”.
L’assenza di un assetto definitivo pone, secondo la Funzione pubblica Cgil, “ancora in bilico la possibilità di stabilizzare lavoratrici e lavoratori, che da oltre dieci anni svolgono il loro servizio, nonostante il recente decreto di riforma del testo unico del pubblico impiego fornisca gli strumenti necessari alla stabilizzazione. I prossimi confronti in sede di conferenza unificata devono definire una volta per tutte l'assetto delle politiche attive, fornire le risorse necessarie al potenziamento del servizio, uscendo dalla logica della programmazione annuale e rendere stabile il lavoro. Se così non fosse, siamo pronti alla mobilitazione di tutto il personale”.