È in corso a Palermo la protesta dei 70 operatori sanitari del Cta della Clinica Stagno, organizzata dalla Funzione pubblica Cgil cittadina. A motivare la mobilitazione all’interno della comunità terapeutica per ospiti disabili, la mancanza di stipendio da tre mesi che segue un lungo periodo di cassa integrazione. “Anche i degenti sono con noi, continuiamo ad assisterli, non possiamo certo abbandonarli”, dicono gli operatori che continuano a lavorare non pagati da giugno.

“Lo stato di incertezza – spiega un comunicato sindacale – è iniziato un anno fa, quando i proprietari hanno deciso di chiudere il ramo d’azienda della lungodegenza, con 46 posti adibiti per la riabilitazione di pazienti operati o per malati acuti. Un servizio entrato in funzione nel 2010, durato appena due anni. Dal novembre 2011 gli infermieri sono stati messi in mobilità”. Gli operatori parlano di una cessione in corso del ramo d’azienda a due strutture palermitane convenzionate e a una di Ragusa, “ma non c’è alcuna certezza sul passaggio del personale infermieristico”. Di fatto la lungodegenza ha funzionato al di sotto delle sue possibilità, con una media di 25 ricoverati. Spiegano gli operatori: “Si è registrato un fallimento: nessuno mandava qui i pazienti. La struttura c’era ma non è stata usata. Siamo in condizioni economiche disperate, lavoriamo in condizioni pessime. Non è corretto abbandonare questa bellissima struttura, non solo per noi, che rappresentiamo la sanità, ma per l’utenza messa alla porta, privata di un servizio utilissimo”.

La Fp Cgil, che assieme agli altri sindacati da tempo ha proclamato lo stato di agitazione, chiede adesso che l’assessorato alla Sanità intervenga. “Chiediamo di conoscere i progetti dell’assessorato, responsabile del centro: non si può lasciare una struttura come questa in queste condizioni – dichiara il segretario della Fp Cgil Filippo Romeo –. Chiediamo di sapere se è vero che la convenzione è stata bloccata, motivo per il quale il proprietario sostiene di non poter emettere i mandati di pagamento. E dopo un anno di buio e di ambiguità chiediamo la verità sulla cessione in corso”.