"Situazione sempre difficile presso le Unità operative dell'azienda Usl di Imola, in relazione alla carenza di organico, diventata ormai un problema strutturale che sottopone gli operatori a turni sempre più pesanti".Così Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl del territorio di Imola (Bologna).
"Le direttive regionali che hanno limitato il turn-over prima, e l'entrata in vigore della legge 161, che ha negato alle aziende la possibilità di derogare le undici ore di riposo poi, hanno creato una situazione dove sono proliferati tempi determinati e stanno saltando i turni standard, a favore di turni che prevedono fino a dodici giorni lavorativi consecutivi nei reparti, in un contesto dove l'età media di chi lavora aumenta costantemente, così come i dipendenti con problemi fisici legati all'usura lavorativa", affermano Marco Blanzieri (Fp Cgil), Alessandro Lugli (Cisl Fp) e Giuseppe Rago (Uil Fpl).
"Arrivando anche ad utilizzare personale adibito ai servizi territoriali per coprire i buchi del personale presente in ospedale, invertendo così il paradigma della prevenzione. Si dichiara, nella teoria, la volontà di investire nella prevenzione per evitare lo sviluppo di malattie acute, mentre la si sguarnisce a favore delle difficoltà della garanzia delle cure ospedaliere", rilevano ancora i confederali.
"Una situazione grave, che incrocia lo stato di malessere del personale sulla nebbia che avvolge lo sviluppo delle reti cliniche con Bologna e l'incapacità di ascoltare, da parte della direzione generale, il punto di vista del personale sulla questione della cessione di ramo d'azienda del laboratorio, dove si procede contro tutto e tutti, a decorrere dal primo agosto 2016. Laboratorio, peraltro, assillato da problemi tecnologici e informatici, che si sostanziano nella necessità di prolungare le attività oltre gli orari standard. Nulla di buono in vista", aggiungono le tre sigle.
"Per questo, abbiamo deciso di procedere all'esame congiunto della cessione, con la volontà di aprire uno stato di agitazione, se le richieste del personale rimarranno inascoltate, e di indire un'assemblea per sentire il punto di vista di chi lavora nei reparti", concludono Cgil, Cisl e Uil.