L’ospedale modello, l’assistenza perfetta, la normalità: come testarli? Ci hanno pensato i sindacati istituendo il ‘Turno della Salute’. Le funzioni pubbliche di Cgil, Cisl e Uil il 18 gennaio prossimo hanno invitato medici ed infermieri a dare la giusta assistenza ai cittadini concentrandosi in un unico turno di lavoro. Uno sforzo per dimostrare ai vertici della sanità regionale quale sia il reale numero di operatori necessari per garantire il servizio pubblico. Dunque, i pronto soccorso degli ospedali campani funzioneranno a pieno ritmo per un solo giorno, con la dotazione organica che dovrebbe essere normalità.
“La vertenza della sanità campana deve arrivare sui tavoli nazionali, perché qui non si parla, e se non basterà questa mobilitazione, allora andremo direttamente dal ministro, che ha messo la delega nelle mani del commissario De Luca”, spiegano Alfredo Garzi (Cgil Fp), Lorenzo Medici (Cisl Fp) e Vincenzo Martone (Uil Fpl). I sindacati lanciano tutti insieme la vertenza sanità prima del nuovo anno, denunciando le condizioni in cui sono costretti a lavorare gli operatori sanitari e le difficoltà dei cittadini. Al turno della salute si arriverà attraverso una mobilitazione, che partirà venerdì 22 dicembre con un primo gazebo a piazza Trieste e Trento e in tutte le altre province campane per informare i cittadini. Dopo la piazza, sarà la volta delle aziende sanitarie, fino al turno della salute.
“Dal commissario ci aspettavamo un cambio di passo che non c’è stato. Invece siamo all’Asl zero. De Luca pensa solo ad inaugurare reparti, spostarli presso l’ospedale del Mare e installare manifesti in cui pubblicizza numeri che sono lontani dalla realtà”. Spiegano i tre sindacalisti che continuano presentando una fotografia di quello che accade all’interno degli ospedali “I cittadini si devono rendere conto che sono di serie B perché in Campania il sistema non raggiunge i livelli medi di assistenza sanitaria, dunque si muore di più che in altre regioni e ci si ammala di più. E spesso a rinunciare alle cure poi sono sempre i più deboli”. “Negli ultimi anni la sanità pubblica ha perso 16mila posti di lavoro e con il blocco della assunzioni siamo costretti ad assistere a contare oltre 5mila professionalità che per lavorare sono costretti ad andare fuori regione o rivolgersi ai privati incentivando di fatto quella sanità, la media è di 3mila domande per 10 posti di mobilità”.