"Questa estate la questione meridionale è sembrato fosse tornata finalmente questione nazionale, centrale nell’agenda della politica e del Governo. Ma, ahimè, ad oggi abbiamo ascoltato solo tanti annunci”. Apre così il suo intervento alla Conferenza nazionale di organizzazione il segretario generale della Cgil Puglia, Gianni Forte.
E’ rimasto deluso anche chi attendeva dettagli sull’annunciato masterplan per il Mezzogiorno dalla presenza del presidente del Consiglio all’Inaugurazione della Fiera del Levante di Bari. “Ci aspettavamo che Renzi venisse a parlare ai pugliesi, a tutto il Sud, al Paese, di quali politiche, investimenti – non solo quelle rivenienti dai fondi strutturali – si immaginano in questo masterplan. Anche per ricompensare i nostri territori dei soldi del Fondo di coesione dirottati sugli sgravi contributivi per i nuovi rapporti a tutele crescenti”.
Servono risposte, soprattutto al Sud serve nuova occupazione. “Ma di che lavoro parliamo - chiede Forte - quello dei braccianti, fatto di giornate di lavoro interminabili cui si aggiungono ore di viaggio ogni giorno tra andata e ritorno. Come quello di Paola e degli altri braccianti le cui morti nei campi sarebbero passate sotto silenzio senza la forte azione di denuncia e mobilitazione della Flai di Puglia. Abbiamo fatto aprire gli occhi al Paese sulle condizioni cui sono costretti questi lavoratori, che ha spinto il Governo ad assumere impegni importanti tutti ancora da attuare, il Presidente della Repubblica a dedicare parole forti contro il caporalato”.
E a chi domanda polemicamente “dov’era” il sindacato?”, Forte replica chiedendo “dov’era lo Stato quando lanciavamo denunce finite nel vuoto perché eravamo ‘retaggi del ‘900’. Quando sull’applicazione degli indici di congruità per stanare il lavoro nero si sostenevano i ricorsi delle associazioni sartoriali. Ma se è normale che lo dica dove eravamo chi strumentalmente intende attaccare il sindacato, non va certo bene che lo dica qualche dirigente della Cgil in trasmissioni TV, affermando che forse facciamo poco”.
Per il segretario della Cgil Puglia, “se al Sud non tutelassimo il lavoro povero, semplicemente non vi sarebbe sindacato. E invece lo facciamo, col nostro modello organizzativo fatto di tanti presìdi in ogni comune, in ogni quartiere. Altro che burocrazia. Luoghi dove ogni giorno incontriamo tante persone, con compagni che si fanno in quattro per dare risposte, per tutelare al meglio questo lavoro”.
Allora se è vero che il territorio è la dimensione cui dobbiamo guardare, “se dobbiamo includere il lavoro povero, con un pizzico di orgoglio possiamo dire che in Puglia – afferma Forte - questo modello organizzativo ce l’abbiamo e potrebbe diventare un riferimento per un rilancio in una dimensione nazionale. Il problema è che non ce la facciamo più a reggerlo, le Camere del Lavoro sono in difficoltà a garantire questi presidi. Si tratta allora di spostare le risorse umane e finanziarie sul territorio. Rovesciare la piramide è la condizione per dare nuova linfa all'organizzazione. Il cambiamento non è una parola neutra. Dipende da come lo si interpreta e dagli obiettivi che ci si danno. Il cambiamento è un viaggio col biglietto di sola andata. Credo che oggi abbiamo avviato questo viaggio”.
Forte (Cgil Puglia): lavoro, il Sud chiede risposte
21 settembre 2015 • 17:32