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“Civili per Natura”. È questo lo slogan scelto da tempo da Cgil nazionale e Fp Cgil per la campagna contro la militarizzazione del Corpo forestale dello Stato prevista dal decreto Madia (dlgs. 124/2015 sulla riorganizzazione del comparto sicurezza). Un impegno che dura già da diversi mesi, e che oggi (martedì 5 luglio) vede un nuovo importante appuntamento a Roma, con una manifestazione (alle ore 10) in piazza Montecitorio, davanti alla Camera dei Deputati, per protestare assieme agli altri sindacati (Fns Cisl, Sapaf, Dirfor, Ugl Cfs e Snf) ancora una volta contro l'ipotesi di accorpamento delle donne e degli uomini dell'unico corpo di polizia ambientale nell'arma dei Carabinieri.
"Un'iniziativa da cui prenderà le mosse un intenso percorso di mobilitazione verso lo sciopero nazionale di settembre, attraverso cui vogliamo dare un segnale fermo al governo e sensibilizzare l'opinione pubblica per denunciare gli effetti dell'accorpamento con l'Arma dei Carabinieri” spiegano Cgil nazionale e Fp Cgil in una nota: “Non possiamo permetterci, infatti, di disperdere le competenze della Forestale, uniche nel panorama dei corpi di polizia italiani, attraverso un'operazione che costringerà 7 mila lavoratrici e lavoratori a perdere il loro status civile e tutti i loro diritti sindacali".
Cgil e Funzione pubblica hanno già predisposto una serie di misure necessarie per un piano efficace di riorganizzazione complessiva dei Corpi di polizia. “Un processo di riforma – concludono i sindacati – che avrebbe bisogno di più tempo: proprio per questo chiediamo che il decreto in questione, sbagliato, venga accantonato per un anno. Noi siamo pronti sin da ora a portare al tavolo le nostre proposte, ma serve un vero confronto col governo. Un confronto che non può più attendere se si vogliono garantire ai cittadini dei servizi pubblici che siano veramente di qualità".
Una posizione che la Cgil aveva già espresso nell'Assemblea nazionale dei quadri e delegati dei Corpi di Polizia di Stato, Penitenziaria, Forestale, Finanza, Vigili del Fuoco e rappresentanti del mondo militare che si è tenuta il 27 giugno scorso a Roma. Nel corso dell'iniziativa, il sindacato aveva ribadito il proprio giudizio negativo sul decreto di riorganizzazione del comparto sicurezza, che punta “alla soppressione del Corpo forestale dello Stato e alla sua militarizzazione forzata (art. 8) e a poco altro, senza rispondere ai problemi e alle emergenze del settore e senza avere alla base un progetto organico che, con una ricetta diversa da quella dei tagli e delle riduzioni dei precedenti interventi, guardi al presidio del territorio e alla valorizzazione delle professionalità e delle specificità dei singoli Corpi”.
Va ricordato, infine, che contro il provvedimento del governo si è schierata anche la Federazione sindacale europea dei servizi pubblici (Epsu). “Vogliamo sollecitare il governo italiano a riconsiderare il decreto al fine di evitare una regressione sia della qualità del servizio forestale dello Stato sia delle condizioni di lavoro dei 7 mila uomini e donne del Corpo”, si legge nel comunicato diffuso dal sindacato internazionale Il decreto, continua l’Epsu, “costringerà gli appartenenti del Corpo forestale alla perdita di tutti i loro diritti sindacali, di adesione sindacale e di diritto allo sciopero”. La Federazione, in conclusione, sottolinea come il provvedimento non sembra tenere conto “sia del recente Accordo europeo sul diritto dei lavoratori delle amministrazioni centrali all'informazione e alla consultazione sia della direzione intrapresa a livello europeo per la gestione dell'ambiente e del territorio. Ogni Stato, infatti, dovrebbe essere dotato di un corpo di polizia ambientale altamente specializzato, facente capo ai ministeri dell'Agricoltura o dell'Ambiente”.