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Come tutelare oggi i lavoratori di Foodora e Uber? Come garantire i diritti agli addetti delle nuove piattaforme, che rappresentano una delle grandi novità del mercato del lavoro? Di questo si è parlato nell'incontro “Gig – Union, diritti in piattaforma”, che si è svolto a Lecce nell'ambito delle Giornate del Lavoro della Cgil, nella sede del Castello Carlo V. Qui rappresentanti del sindacato, delle aziende e della politica si sono confrontati sul tema.
“Le trasformazioni del sistema produttivo sono anche mutamenti del sistema capitalistico a livello globale”, ha affermato il segretario confederale della Cgil, Tania Scacchetti. Alla base c'è una questione regolatoria, ovvero la necessità di trovare nuove norme per il lavoro in costante mutamento. “Ma c'è anche un problema qualitativo – ha spiegato -, ovvero l'impiego nelle piattaforme non sempre viene considerato lavoro. Una delle prime operazioni culturali da fare – allora – è cancellare il termine 'lavoretto'. Foodora e Uber non sono 'lavoretti': se un lavoro produce reddito allora la dignità di chi lo svolge va pienamente riconosciuta. Iniziamo a pensare le piattaforme come impiego: subito dopo arriverà il problema di come regolarlo”.
Scacchetti ha ricordato la proposta di legge sulla Carta dei diritti universali del lavoro, depositata dalla Cgil in Parlamento. “È questa la nostra proposta sulle tutele. La seconda risposta è nella contrattazione: dentro queste imprese occorre andare a negoziare. Infine c'è il tema di come cambia il sindacato. Non è detto che i lavoratori delle piattaforme riconoscano il sindacato confederale come soggetto di riferimento, spetta a noi estendere la nostra capacità di rappresentanza”.
Una testimonianza dall'Inghilterra è arrivata da John Hendy, avvocato e presidente dell'Istituto per i diritti del lavoro, che ha illustrato l'esperienza del suo Paese. “Il modo migliore per risolvere il problema delle ultime forme lavorative è la strutturazione del diritto – a suo avviso -. Ovviamente, per i lavoratori delle piattaforme, saranno diritti diversi dal passato e scritti in modo differente. Ma prevedere le tutele e normarle per via legislativa sarebbe una forte risposta”. Anche per lui l'altra ricetta si chiama contrattazione: “In Italia avete una contrattazione collettiva molto sviluppata, bisogna aumentarla e strutturarla sempre di più. Solo negoziando si possono tutelare i lavoratori di Uber, Foodora e tutte le altre piattaforme”.
Claudio Soldà, direttore delle risorse umane di Adecco, ha rappresentato la voce aziendale. “C'è necessità di definire chiaramente cos'è la gig economy: non è la piattaforma in sé, ma il lavoro svolto a definire l'identità dell'impiego. I ragazzi che portano le pizze a casa sono una realtà che esiste da tempo, se gestita adeguatamente può aumentare posti di lavoro e servizi per i clienti”. Soldà ha citato il modello contrattuale del 1997: “È stata introdotta una nuova forma di lavoro tarata sui bisogni del Paese, a quel punto sono emersi rapporti che prima si svolgevano lo stesso, ma in maniera irregolare. Allo stesso modo le piattaforme possono aiutare a far emergere il lavoro nero. Sono un'opportunità importante, poi è compito di istituzioni e cittadini adattarsi e governare i cambiamenti”.
“Dal punto di vista legislativo in Italia siamo al disastro”. Lo ha detto Giorgio Airaudo, parlamentare del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile. “Di fronte a queste forme di lavoro il Jobs Act è andato in direzione esattamente opposta. Il governo non ha fatto nulla, non è stata trovata alcuna soluzione, neanche all'interno dei decreti attuativi". Poi si torna alla via negoziale: “C'è stato il caso di lavoratori di Foodora licenziati perché erano andati a un'assemblea, è un tipico comportamento antisindacale. Ma attenzione: la multinazionale tedesca si comporta in modo diverso a seconda delle leggi dei vari Stati in cui agisce. Ecco allora che torna con forza il tema dell'intervento legislativo. Allo stesso modo, fondamentale è l'impegno delle organizzazioni dei lavoratori a risindacalizzare alcuni settori".