“I decreti sulle energie rinnovabili sono stati finalmente firmati, ma i contenuti restano comunque deludenti, quando non negativi”. Così Fabrizio Potetti, responsabile Fiom Cgil del settore che fabbrica apparecchiature per la produzione di energie rinnovabili, a proposito delle nuove normative sulle rinnovabili elettriche non fotovoltaiche e sul quinto conto energia per il fotovoltaico.
“Il complesso delle norme è tale da produrre un rallentamento complessivo dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili del paese – prosegue Potetti –; rallentamento che ostacolerà la crescita della già debole filiera produttiva italiana, aggravando i problemi occupazionali per tutti i comparti coinvolti”.
“Come abbiamo sempre sostenuto, fin dalle prime bozze dei provvedimenti, la criticità principale non è la riduzione degli incentivi (che pure qualche problema produrrà), ma soprattutto il contingentamento della produzione e i vincoli per l’accesso all’installazione di nuovi impianti attraverso l’istituzione dei registri anche per impianti di taglia medio-piccola (12 kw) e delle aste che aggraveranno il peso delle procedure burocratiche, allungando i tempi di realizzazione e l’incertezza per l’accesso ai finanziamenti”.
“La logica che ha prevalso nel governo, seppur con contraddizioni tra i vari ministeri, non è solo quella del taglio della spesa (ampiamente praticata in molto ambiti), ma soprattutto quella di non scontentare i produttori di energia da fonti tradizionali che, in una situazione di sovracapacità produttiva, lamentano la concorrenza della produzione elettrica da fonti rinnovabili”.
“In questi anni, i settori legati a tutte le fonti rinnovabili si sono sviluppati creando posti di lavoro, anche con professionalità elevate – prosegue il dirigente Fio –. Oggi, in mancanza di prospettive coerenti, risentono invece di un forte rallentamento che può trasformarsi in crisi. Ciò vale per il solare con aziende italiane poste in liquidazione, multinazionali che lasciano o minacciano di lasciare l’Italia (come ad esempio la Solsonica che mette in discussione il 50% dell'occupazione), mentre la cassa integrazione aumenta in molte altre e nell’indotto. Ma vale anche per l’eolico dove un gruppo come Vestas, leader nel mercato italiano, ha minacciato di ricorrere alla mobilità. Per questo la Fiom aveva chiesto da tempo di poter aprire un confronto con i ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente e con la Conferenza delle Regioni per valutarne le concrete ricadute sui settori industriali coinvolti e i conseguenti effetti sull’occupazione”.
“Oggi – conclude Potetti –, alla luce dei decreti, su cui ribadiamo le nostre critiche, rinnoviamo questa richiesta, mentre continueremo il confronto con le associazioni imprenditoriali delle filiere delle rinnovabili con l’obiettivo di difendere l’occupazione, le competenze e le prospettive di un settore strategico per un altro modello energetico; modello che potrebbe efficacemente contribuire ad una uscita dalla crisi ambientalmente e socialmente sostenibile”.
Fonti rinnovabili: Fiom, decreti deludenti
20 luglio 2012 • 00:00